napoli – Il movimento 5 Stelle vigilerà per evitare fughe in avanti del governo sull’autonomia differenziata. Lo dichiara a “Cronache” la pentastellata Mariolina Castellone, appena eletta alla vicepresidenza del Senato.
Per lei un incarico importante in una legislatura che fin dalle prime battute non sembra semplice. Che tipo di lavoro farà?
Svolgerò il ruolo di vicepresidente del Senato garantendo imparzialità, pluralismo e massima trasparenza. Di fronte alla crisi economica servono risposte immediate e soluzioni concrete a cui tutte le istituzioni hanno il dovere di occuparsi. Solo dimostrando con i fatti di lavorare per il bene comune si può provare a rafforzare quel legame tra istituzioni e cittadini che sembra diventare sempre più debole. L’alto tasso di astensionismo alle recenti elezioni deve essere un monito e un allarme per tutti.
Quali sono i punti imprescindibili su cui baserete la vostra opposizione?
La nostra sarà un’opposizione che guarderà all’interesse nazionale e sarà intransigente in difesa delle conquiste civili e di quei presìdi di protezione sociale assolutamente necessari. In altre parole, se il governo pensa di toccare la legge 194 sull’aborto o il reddito di cittadinanza faremo muro, perché non si può pensare di smantellare le riforme varate nella scorsa legislatura che questo Paese aspettava da decenni. Non accetteremo nemmeno che si facciano passi indietro sul Piano nazionale di ripresa, perché quei 209 miliardi ottenuti dal presidente Conte in Europa sono una leva indispensabile per far ripartire l’Italia e ammodernarla
soprattutto dal punto di vista infrastrutturale, tecnologico e di accesso ai servizi.
Il M5S è il Pd sono stati accusati dal Terzo Polo di aver fatto un accordo per impedire a IV e Azione di ottenere le vicepresidenze. Com’è andata?
Non ci interessano giochi di palazzo, li lasciano volentieri alle altre forze politiche. Piuttosto è prassi consolidata che alcune cariche istituzionali vadano all’opposizione. E’ stato così anche questa volta.
L’opposizione pentastellata si distinguerà dall’opposizione dem o crede che per un’azione più incisiva troverete un accordo e rilancerete l’alleanza giallorossa?
Il Pd sta attraversando una fase di crisi di identità e non è ancora chiaro che tipo di opposizione vorrà svolgere. Tra l’altro non pensiamo sia utile creare a tavolino un coordinamento delle opposizioni, piuttosto ci focalizziamo sui temi. In Parlamento, nel giorno di insediamento, abbiamo già depositato diverse proposte di legge per noi prioritarie: dal salario minimo a una legge sul conflitto di interessi, dall’istituzione della commissione Antimafia alla modifica della tassazione per le pensioni, dalla proposta per contrastare il caro bollette alla riforma del Titolo V per una gestione più centralizzata della sanità, fino all’istituzione di una Procura nazionale del lavoro che possa prevenire le tante morti sul lavoro. Vedremo se il Pd sosterrà o meno queste nostre proposte.
Secondo lei il governo di centrodestra dedicherà attenzione al Mezzogiorno?
Ce lo auguriamo, anche se i presupposti non fanno ben sperare. Se pensano, infatti, di portare avanti questo progetto di autonomia differenziata troveranno la nostra ferma opposizione perché si tratta di una proposta che non può che aumentare il divario tra Nord e Sud. Recentemente il leghista Garavaglia ha accusato il MoVimento 5 Stelle di aver bloccato la proposta di legge per mesi. E’ stato proprio così e siamo fieri di aver contrastato con tutte le nostre forze quella idea iniqua di Paese che compariva anche nel programma elettorale della destra. Continueremo a difendere il bene del Paese e dei cittadini tutti.
Che idea si è fatta della polemica scatenata dalle dichiarazioni di Berlusconi?
Stiamo parlando di una maggioranza che ha iniziato a litigare già in campagna elettorale e che si è presentata spaccata al primo appuntamento pubblico, ovvero l’elezione del presidente del Senato. Uno spettacolo indecoroso per milioni di cittadini che faticano ad arrivare a fine mese. Certamente preoccupano le parole di Berlusconi su Putin perché screditano il nostro Paese a livello internazionale. La nostra collocazione euroatlantica non può essere messa in discussione, così come non sono accettabili dubbi sulla condanna dell’aggressione russa. Quel che invece si deve rivedere è la strategia dell’Occidente che negli ultimi mesi non ha lavorato a sufficienza per ottenere un vero negoziato di pace. Per questo il 5 novembre scenderemo in piazza, senza bandiere, con i movimenti e le associazioni pacifiste per chiedere un argine concreto alla continua escalation militare e azioni diplomatiche più incisive per fermare questa guerra nel cuore dell’Europa.
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