CASTELVOLTURNO – Dall’ombelico del mondo all’occhio del ciclone. Quarantamila persone. Questo il numero record dell’esercito di “ragazzi fortunati” arrivati in Campania intonando ‘I love you baby’ per la due giorni di concerti del Jova Beach Party, l’evento dell’anno per il litorale di Castelvolturno. Il tour di Jovanotti, contestato fin dalla sua prima edizione, è al centro delle polemiche per le accuse mosse da diverse associazioni ambientaliste poiché, nonostante abbia come obiettivo dichiarato quello di aumentare la sensibilità collettiva verso il rispetto dell’ambiente, l’effetto potenziale è quello dell’esposizione a numerosi rischi per gli habitat costieri e le specie che li popolano. In virtù di queste considerazioni, pochi giorni fa, infatti, la Procura di Lucca ha aperto un’inchiesta sul concerto in programma sulla spiaggia del Muraglione, a Viareggio, tra il 2 e il 3 settembre. L’inchiesta nasce a seguito di un esposto che ipotizza il reato di distruzione o deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto. Non è questo il caso della location campana del tour, ma ciò non significa che l’ambiente non ne risenta, anzi.
Rifiuti male minore
Il post-concerto riproduce nella nostra mente una prima immagine, quella della spiaggia sporca, invasa dai rifiuti. Danno ambientale sì, ma è il minore dei mali. Dopo l’evento il bagnasciuga, il mare e le zone adiacenti vengono ripuliti a fondo, il rischio che la plastica finisca in mare c’è, ma è comunque un pericolo remoto rispetto ai danni concreti collegati ai grandi eventi in spiaggia.
Souvenir pericoloso
Ogni volta che andiamo in spiaggia portiamo via, anche involontariamente, un quantitativo più o meno consistente di sabbia. Questa operazione, ripetuta più volte e per numeri elevati di persone, provoca ovviamente danni importanti all’ecosistema. Prelevare sabbia, conchiglie, legnetti o altri elementi naturali significa portare via una componente fondamentale di quell’habitat, sconvolgere un ciclo naturale unico e preciso dal quale dipendono innumerevoli specie vegetali e animali. Un souvenir devastante per l’ambiente se moltiplicato per 40mila persone. A causa dell’erosione molte spiagge sono attualmente minacciate, tanto che in Italia alcuni Comuni hanno deciso di attivare una serie di soluzioni per contrastare il fenomeno. Si va dal numero chiuso con ticket di ingresso per limitare gli accessi agli arenili, all’obbligo di portare con sé stuoie in paglia, in modo da evitare che la sabbia si accumuli sui teli di spugna bagnati. La soluzione estrema è la chiusura, come avvenuto per la famosissima spiaggia rosa di Budelli, nell’arcipelago della Maddalena in Sardegna. Ma siamo di fronte a un vero e proprio paradosso. Mentre da un lato si cerca di tutelare il patrimonio ambientale italiano, dall’altro si spiana la strada a un affollamento devastante.
Il lockdown
Mare pulito, animali a spasso in centro, nidi di tartarughe marine. Il lockdown ci ha mostrato come sarebbe la Terra senza l’opprimente presenza dell’uomo. Ma lo abbiamo già dimenticato. Eppure proprio lungo le coste campane da due anni le uova di Caretta Caretta hanno tornato a schiudersi. Uno spiraglio di luce oscurato dal ritorno ad una normalità velenosa. “Più chiaro di così non c’era”, intona Jovanotti nel suo ultimo successo. Le acque cristalline stavano provando a raccontarci un futuro diverso.
Italia nostra
In difesa delle nostre spiagge è intervenuta la delegazione casertana di Italia Nostra, una delle prime associazioni per la difesa del patrimonio storico, culturale ed ambientale del Paese, che ha spiegato come, dal 2007, una relazione del CNR alla Camera dei Deputati inserisca il litorale domizio nelle aree ad alto rischio ambientale: “Nonostante le proteste e le argomentazioni – spiegano gli attivisti – continua il tour sulle spiagge italiane, uno degli ambienti naturali più fragili e sottoposti da tempo ad uno sfruttamento dissennato, con l’erosione delle coste e degli arenili. Questa volta tocca a Castelvolturno. Mentre a poche centinaia di metri dalla spiaggia, dove si terrà il concerto, i volontari sorvegliano il nido dove avverrà la schiusa delle uova di tartaruga. Piuttosto che mettere in moto procedimenti virtuosi per salvare quanto resta di un patrimonio naturale unico, assistiamo ad eventi come questo che non tengono conto delle fragilità dei contesti naturali, e del grave impatto su un territorio già gravemente degradato dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Si è persa un’occasione per offrire soprattutto ai giovani un esempio di modelli di vita eticamente sostenibili”.