Agenti di polizia corrotti che avrebbero guadagnato dal traffico di droga e ricevuto mazzette in cambio di informazioni sulle inchieste e le intercettazioni. È una storia à la ‘Serpico’, che arriva non dal Dipartimento di polizia di New York ma dalla Questura di Siracusa, quella finita al centro dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catania. Quattro persone, di cui 3 ex agenti delle squadra mobile di Siracusa, sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti e psicotrope, corruzione, peculato e falso in atto pubblico. Un quarto, un carabiniere, è indagato per rivelazione di segreto. Rosario Salemi, Giuseppe Iacono – entrambi in custodia cautelare in carcere -, Claudia Catania (ai domiciliari) insieme al 51enne Vincenzo Santonastaso, unico non pubblico ufficiale, avrebbero rifornito dal 2011 pusher di Siracusa grazie ai legami con familiari di uno dei massimi esponenti di una piazza di spaccio, poi divenuto collaboratore di giustizia.
Legami nati quando due dei poliziotti – già in servizio alla Sezione Antidroga – avrebbero usato gli spacciatori come propri informatori prima di darsi al ‘doppio gioco’ ed essere a loro volta ‘traditi’ da chi ha poi iniziato a parlare con i magistrati. Gli agenti si sarebbero procurati la droga con i sequestri di polizia, sottraendola alle analisi di laboratorio effettuate sui campioni e prima del deposito presso l’ufficio Corpi di reato del Tribunale di Siracusa, per sostituirla con materiale di ogni genere come mattoni di terracotta al posto dei panetti di hashish o mannitolo per la cocaina.
Secondo gli inquirenti catanesi, subentrati alla Procura di Siracusa dopo il 2020, i tre avrebbero garantito anche “l’impunità ai propri sodali” rivelando notizie sulle indagini in corso, informazioni su intercettazioni in atto e sulla presenza di microspie delle forze dell’ordine oltre al contenuto dei verbali dei collaboratori di giustizia. Gli indagati sarebbero stati legati allo spaccio non solo dall’attività di fornitura di stupefacenti ma anche da un rapporto corruttivo, con soldi e mazzette in cambio delle soffiate. Il quadro è stato ricostruito nelle indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria di Catania e del Gico della Gdf, anche grazie alle indagini patrimoniali che hanno permesso di ricostruire, per due dei tre agenti, una sproporzione fra il tenore di vita e i redditi percepiti. Il Gip di Catania ha disposto, oltre alle misure cautelari in carcere e ai domiciliari, anche il sequestro preventivo di 374mila e 209.908 euro a carico dei due principali indagati. La misura è stata eseguita dai colleghi della Squadra mobile aretusea, del Servizio centrale operativo (Sco) della Polizia di Stato e i Finanzieri del Nucleo Pef del Comando provinciale di Catania.
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