Centrali di Brindisi e Civitavecchia: stop alla chiusura

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Sicurezza energetica
Sicurezza energetica

Il Governo italiano sta riconsiderando la dismissione delle centrali a carbone di Civitavecchia e Brindisi, nonostante la loro autorizzazione ambientale scada il 31 dicembre 2025. La motivazione addotta è la necessità di garantire la sicurezza energetica nazionale in un contesto geopolitico incerto, aprendo la strada a una possibile “seconda vita” per i due impianti, che sono peraltro già fermi perché non più competitivi.

La scadenza del 2025 era stata fissata in linea con gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), che prevede l’abbandono del carbone per la produzione di elettricità. Lo stesso piano industriale di Enel, presentato a marzo 2024, aveva assicurato la chiusura della centrale di Civitavecchia, e gli impegni presi dall’Italia con la Commissione Europea avevano confermato la dismissione di entrambi i siti entro la fine del 2025.

Il cambio di rotta è stato annunciato dal Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto, che ha presentato un’informativa in Consiglio dei Ministri. Il Ministero sta valutando alternative alla chiusura definitiva, tra cui il mantenimento in riserva degli impianti. Questa soluzione permetterebbe di riattivarli in caso di necessità strategica.

“La priorità del governo è garantire la sicurezza del sistema elettrico nazionale e la continuità degli approvvigionamenti”, ha dichiarato il Ministro Pichetto. “Stiamo valutando con attenzione interventi che consentano di evitare una dismissione anticipata rispetto a quanto potrebbe risultare opportuno sotto il profilo strategico, assicurando un equilibrio tra sostenibilità ambientale, sicurezza energetica e tutela del nostro sistema produttivo”.

L’impatto ambientale di queste strutture è notevole. La centrale Enel di Torrevaldaliga Nord, a Civitavecchia, ha una potenza installata di 1980 MW. Per anni è stata considerata il primo impianto italiano per emissioni inquinanti, con una produzione media di 8-10 milioni di tonnellate di anidride carbonica ogni anno. Uno studio condotto da diverse ONG, tra cui WWF e Legambiente, l’aveva inserita tra le centrali più inquinanti d’Europa.

La centrale termoelettrica Federico II di Brindisi, entrata in funzione nel 1997, è ancora più grande, con una potenza di 2640 MW. Alimentata a carbone e olio combustibile, a pieno regime poteva emettere oltre 10 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, contendendosi regolarmente con Torrevaldaliga Nord il triste primato di impianto più inquinante d’Italia per emissioni e danni economici associati.

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