NAPOLI – La forza propulsiva di Giorgia Meloni è stata determinante per il successo di Fratelli d’Italia in Campania, ma i meriti del
partito sul territorio vengono rivendicati dal neo eletto deputato Marco Cerreto, fra i componenti della pattuglia di Fdi che si prepara a insediarsi in Parlamento.
Cosa c’è dietro l’affermazione del partito in Campania, regione dove i risultati non erano mai stati esaltanti?
I fattori sono diversi. Anzitutto si è affermato in maniera chiara il progetto di Giorgia Meloni: siamo stati l’unico partito ad avere il coraggio di non cedere alle lusinghe del “governo dei migliori”. Giorgia è rimasta fieramente all’opposizione e ha avuto la possibilità, senza fare sforzi di equilibrismo, di affermare chiaramente e liberamente il suo programma, poi meglio declinato in campagna elettorale. Ha saputo farsi comprendere da tutte le fasce della società. Ma non va dimenticata la capacità della struttura partitica. Mi riferisco al dato di Caserta, che conosco da vicino: in un momento difficile come quello pandemico non abbiamo rinunciato a strutturare il partito, aprendo 40 circoli in provincia, e questo ha facilitato la campagna elettorale. Oltre al leader, sul territorio c’è una struttura capace di difendere nelle piazze il nostro programma, con centinaia di eventi orga- nizzati in questi mesi. Terzo ingrediente della vittoria: la qualità dei candidati che per la maggior parte erano territoriali, riconosciuti e presenti sul territorio e non da oggi.
Il Reddito di cittadinanza sembra aver influenzato parecchio il voto nella nostra regione. Va abolito o modificato? E se va cambiato, in quali parti?
Conte ha distorto il messaggio che volevamo lanciare eha la responsabilità di aver agitato la paura del conflitto sociale, dicendo in campa-
gna elettorale che se fossimo stati vincitori avremmo abolito il Reddito e gettato nella fame i percettori. Giorgia Meloni ha dovuto rin-
correre questa posizione e spiegare quel che abbiamo sempre detto: chi usufruisce del Rdc in qualità di persona indigente, inabile al lavoro o impossibilitato a trovare occupazione per motivi anagrafici deve continuare a percepirlo. Per chi invece è abile al lavoro dobbiamo porre in essere politiche che in maniera concreta aiutino le persone a reintrodursi nel mondo del lavoro attraver- so contratti dignitosi, come tirocini curricolari e contratti di apprendistato. Anche gli imprenditori vanno però messi nelle condizioni di assumere e di non essere vessati, ad esempio con uno sconto di 5 punti percentuali sul cuneo fiscale.
Cinque punti non sono pochi: come finanziereste questa misura?
Se si spendono 8 miliardi per pagare chi oggi usufruisce del Reddito, una parte di questi soldi può essere utilizzata per gli imprenditori che assumono.
La pattuglia degli eletti campani a quale ministero potrebbe legittimamente aspirare?
Non spetta a me decidere, mi limito a un dato numerico: fra deputati e senatori siamo passati dai due eletti del 2018, Iannone e Cirielli, ai 13 del 2022. Spero che chi dovrà scegliere le rappresentanze governative insieme agli alleati dia a questi parlamentari la visibilità che si meritano.
Il vicepresidente di Italia viva Ettore Rosato tende la mano al governo. La collaborazione con il Centro è possibile? E in quali forme?
Noi ci siamo presentati con una coalizione chiara e determinata: con quella dobbiamo dimostrare di saper governare e realizzare i pun-
ti del programma presentato agli italiani prima delle elezioni. Non conosco la posizione del mio partito sull proposte di Rosato, ma vedo che ci sono i numeri per governare alla Camera e al Senato.
I voti di Azione e Iv in Parlamento vi potrebbero però essere utili per le riforme costituzionali.
Questo è un altro ragionamento ed è una partita ancora di là da venire. Certo, la nostra riforma c’è, il presidenzialismo per noi è un punto importante.
Quale potrà essere il rapporto fra il Governo e la Regione Campania, politicamente di segno opposto?
Si vedrà sui grandi temi. C’è una questione in particolare da chiarire con la Regione: i ritardi enormi accumulati in tutti questi anni, dovuti alla scarsa attenzione soprattutto nei confronti delle aree interne. In campagna elettorale ho visitato i comuni del mio collegio, nelle province
di Caserta e Benevento, e ho riscontrato un evidente ritardo delle politiche regionali. Faremo pressione sull’ente di Palazzo Santa Lucia, con
il nostro gruppo consiliare e con i parlamentari, rispetto alla politica fallimentare di De Luca. La nostra attenzione aumenterà, fra l’altro, sulla gestione del piano di sviluppo rurale che spesso non risponde alle concrete esigenze delle imprese delle aree interne. Faccio un esempio: nel Beneventano gli apicoltori non possono accedere agli aiuti agro ambientali, perché questo settore non ne è beneficiario. Si tratta di un grosso errore: la stessa commissione europea ritiene che favorire l’apicoltura sia anche un mezzo per preservare l’ecosistema.
Come recuperare la valanga di elettori che si sono astenuti, in Italia e in Campania?
Purtroppo, soprattutto nel mio collegio, si registra una percentuale alta di astensione, dovuta anche alla lontananza che i cittadini percepiscono oggi rispetto alla politica. Questa campagna elettorale è stata fatta so- prattutto di insulti da parte del centrosinistra nei nostri confronti, mentre sono mancati dibattiti e comizi pub- blici. L’unico leader sceso in piazza si chiama Meloni, altri sono venuti a prendere l’aperitivo, anche se bisogna riconoscere a Conte di aver tenuto comizi in quartieri popolari. Bisogna capire quali strumenti utilizzare per
riavvicinare gli elettori alla politica, partendo dai giovani. Studiando i trend elettorali si rileva che la maggior parte degli indecisi erano
proprio giovani, per questo ho lanciato un appello video a loro in chiusura della campagna elettorale. Dobbiamo tornare a parlare con le fa-
sce giovanili e saperle ascoltare, altrimenti queste persone si chiudono in se stesse e finiscono per non credere più in niente. Bisogna parla-
re con la società civile, con quei sodalizi, oggi anche più organizzati dei partiti, che la politica ha dimenticato. E questo non va fatto solo in campagna elettorale, ma coinvolgendo la società nei processi decisionali. La sfida di Fratelli d’Italia è questa.