ROMA – Era arrivato a Roma ieri mattina Cesare Battisti, terrorista dei Pac catturato in Bolivia: ora dovrà scontare l’ergastolo nel territorio italiano. Una ‘toccata e fuga’ per alcuni adempimenti di carattere burocratico poi nuovamente su un aereo che nel primo pomeriggio lo ha portato nel carcere di Oristano.
L’arrivo in Sardegna di Cesare Battisti
Ha effettuato le normali procedure previste per ogni detenuto in arrivo, quindi visitato, schedato all’ufficio matricola e poi portato in cella dove ha cenato con pasta, carne, verdura e frutta. La struttura dove si trova è di massima sicurezza e lui, Battisti, si trova al livello ‘2’. Resterà qui in isolamento diurno per sei mesi con l’unico contatto a disposizione che sarà quello con gli agenti della polizia penitenziaria. Zero collegamenti con l’esterno anche se potrebbe avere a disposizione dei giornali. Dovrà scontare un ergastolo ostativo, motivo per cui almeno per il momento non potrà beneficiare di nessun alleggerimento delle misure previste. Per mangiare gli arriverà il cibo dall’esterno del carcere anche perché non ha a disposizione la cucina. Stando a quanto riferito da chi ha avuto modo di incontrarlo, Battisti sembra una persona rassegnata, addirittura “ferma ad una quarantina di anni fa”.
Aperta un’indagine per risalire a chi lo ha aiutato nella latitanza
Oggi dovrebbe incontrare il suo avvocato Staccanella che lo raggiungerà in carcere per avere con lui un primo contatto. Sulla la latitanza ultra trentennale di Battisti la procura di Milano ha aperto un’indagine sulla rete di protezione di cui Battisti avrebbe beneficiato nella sua fuga in Brasile prima e in Bolivia poi. Fondamentale in questo senso sarà l’informativa della Digos di Milano che arriverà alla procura generale presumibilmente venerdì. Sono stati proprio gli uomini della Digos a eseguire le intercettazioni e i pedinamenti che hanno consentito di arrivare alla cattura. Da quei documenti si partirà per arrivare alla verità. Una verità fatta di 37 lunghi e oscuri anni di latitanza.