Da diversi anni invito, come Presidente dell’Associazione “La mansarda” e recentemente come Garante delle persone private della libertà personale, i familiari delle vittime innocenti della criminalità organizzata, a portare la loro testimonianza negli istituti penitenziari; rendendo possibile un incontro tra vittime e carnefici, un modo per parlare di giustizia riparativa e non un incontro di falso buonismo, un’opportunità per metabolizzare il dolore, il lutto e anche per stigmatizzare “la mala-vita” che non è una madre premurosa o una madre severa.Recentemente, siamo stati sia nel carcere di Poggioreale che in quello di Santa Maria Capua Vetere.
Queste iniziative sono opportunità di intercessione, di spazi protetti, luoghi di incontro, non per il perdono giudiziale ma un’opportunità, anche, per effettuare una mediazione, tra carnefici e i familiari delle vittime innocenti della criminalità. È indubbio che bisogna parlare e promuovere la giustizia riparativa. Peccato che questa riforma sia stata affossata dal governo in carica. Occorre altresì mettere in campo più figure sociali negli Istituti penitenziari e fuori, nell’area penale esterna, come credo sia rilevante l’utilizzo della mediazione penale minorile al fine di valutare l’opportunità di effettuare una mediazione tra minore autore di reato e vittima.
L’associazione “Libera” ci informa che sono circa un migliaio le vittime innocenti delle mafie a livello nazionale. La Fondazione Polis della regione Campania, unica al sud nel suo genere e anche, si può dire, in Italia, contempla vittime innocenti di camorra, di terrorismo, del dovere e di reato intenzionale violento (criminalità comune, femminicidio) uccise nel territorio campano o vittime campane uccise all’estero. Il totale delle vittime innocenti monitorate nella nostra regione è di 475. Un numero che è tendenzialmente in crescita per gli omicidi di criminalità comune/femminicidi che si registrano ogni anno.
La mala-vita, si mostra sempre più nella nostra regione con una evoluzione allarmante, soprattutto a causa della sua manifestazione in forme nuove e diverse rispetto a quelle, per così dire fisiologiche o, almeno, tradizionali, caratterizzate purtroppo sia dalla usuale occasionalità, sia dalla leggerezza del tasso di violenza accentuato e completamente sproporzionato rispetto al movente dell’azione criminale. Insomma si spara e si agisce nel mucchio, avendo moventi assai futili o addirittura assente.
E’ indubbio che si debba intervenire sulla prevenzione, soprattutto sugli adolescenti a rischio. È indubbio che vadano controllate e valorizzate le intere aree metropolitane e le periferie. E indubbio che si debba intervenire sulla dispersione scolastica, essendo statisticamente acquisita l’evidenza di una relazione in qualche modo proporzionale tra evasione scolastica e criminalità giovanile.
Occorrono modifiche normative e burocratiche sullo status dei familiari delle vittime innocenti, interventi anche per i figli delle vittime.E ancora, valorizzare e proteggere le assenze, sapendo che nelle prime ore e nei giorni subito successivi ad un fatto “di sangue” che vede coinvolti innocenti, si tenta di trovare una motivazione, un perché, individuando negli innocenti, personaggi collegati alla criminalità o cercando elementi ambigui nella vita personale. In questo modo, con la calunnia, si uccide due volte la vittima innocente.
*Garante campano dei Detenuti