MILANO – La People’s Bank of China, la banca centrale cinese, ha annunciato che taglierà di 50 punti base l’entità della riserva obbligatoria di liquidità delle banche, che si attesterà così a circa l’8,4% dal 15 dicembre, “per supportare l’economia reale”. Una mossa che serve a liberare 1,2 trilioni di yuan (168,4 miliardi di euro) di liquidità nel lungo termine.
L’istituto non la menziona mai, ma la mossa ha a che fare con Evergrande. Un passo atteso dopo che gli organi regolatori avevano promesso di mantenere in funzione i mercati dei prestiti, in seguito all’avvertimento arrivato dalla società venerdì, sul fatto che sarebbe potuta rimanere senza liquidità per saldare i debiti.
Il taglio della Pbc, il secondo di quest’anno, “è stato effettuato per mantenere una liquidità ragionevolmente ampia e per intensificare gli aggiustamenti ciclici incrociati nel tentativo di sostenere meglio l’economia”. Ma la politica monetaria resterà “prudente”, senza ricorrere a “inondazioni di liquidità”.
Il gigante immobiliare Evergrande nel frattempo ha chiuso un lunedì in borsa da dimenticare, con il titolo che ha perso il 19,56% del suo valore, segno che le rassicurazioni non stanno ancora sortendo gli effetti sperati. Il governo di Pechino tenta in ogni caso di rassicurare il pubblico sul fatto di riuscire a contenere le potenziali ricadute se Evergrande dovesse dichiarare il default sul proprio debito.
Secondo alcuni economisti, il Partito Comunista cinese può prevenire una stretta creditizia, ma vuole evitare di inviare il segnale sbagliato, salvando Evergrande nel mezzo di una campagna ufficiale per costringere le società a tagliare il debito.
La riduzione del rischio finanziario è stata una priorità per i leader cinesi sin dal 2018. Il primo default obbligazionario era stato autorizzato dalla dirigenza comunista nel 2014, con graduali aumenti nel tentativo di rendere gli investitori e i debitori più disciplinati.
La situazione degli sviluppatori immobiliari cinesi continua però a essere instabile. Venerdì il gruppo Kaisa, con sede a Hong Kong, ha riferito che sta cercando di rinegoziare 400 milioni di dollari di debito in scadenza martedì, ma un numero insufficiente di obbligazionisti aveva deciso di accettare i termini, che non sono stati resi pubblici. “Non c’è garanzia che la società sarà in grado di soddisfare gli obblighi di rimborso”, aveva dichiarato Kaisa tramite una nota pubblicata dalla Borsa di Hong Kong.(AWE/LaPresse)