NAPOLI – Il clan De Micco ha due problemi da risolvere. Il primo è rappresentato dalla ‘questione Caravita’, il complesso di edilizia popolare del comune di Cercola sotto attacco da parte dei rivali del clan De Luca Bossa. Un gruppo criminale starebbe infatti dalle parti di via Matilde Serao agendo per conto della cosca del rione Lotto O. La piazza di spaccio del Caravita è un supermercato attivo h24 e chi frequenta gli ambienti della mala di Napoli est conosce bene le cifre dell’affare. L’obiettivo è proprio quello di mettere le mani sulla gestione del business degli stupefacenti. Un’avanzata che procede per fasi: prima quella delle parole, poi quella dei fatti. Fatti che equivalgono a minacce e raid contro chi si rifiuta di pagare il pizzo. I pusher sono in difficoltà. Piegarsi e pagare la tangente significa riconoscere ai De Luca Bossa la leadership e, di conseguenza, inimicarsi i De Micco, che al Caravita sono di casa da anni. L’altro grande problema dei Bodo è il riassetto dei vertici del clan dopo l’arresto, risalente a lunedì scorso, di Antonio Nocerino, alias Brodino, ritenuto uomo di vertice del clan. Nocerino, parente alla lontana di Vincenzo Costanzo, il 26enne nipote dei boss del clan D’Amico ucciso nei pressi di corso Garibaldi durante i festeggiamenti per lo scudetto, è finito in carcere con l’accusa di aver estorto 30mila euro a un piccolo imprenditore del quartiere.
Brodino èuno di quelli che prendevano le decisioni. Uno di quelli del gruppo apicale dell’organizzazione. La sua detenzione manda in tilt le ‘alte sfere’ del clan. Non agiva da solo, comunque. A guidare il clan è un gruppo composto da almeno quattro o cinque pregiudicati, alcuni di loro freschi di scarcerazione. Tutti fedelissimi dei Bodo. I boss della cosca fondata da Marco De Micco sanno bene che, con l’egemonia del quartiere saldamente tra le mani, non è il caso di fare passi falsi. E quindi, non è il caso di sollevare polveroni e creare malcontenti tra le file del clan. Clan che va affidato in gestione a profili esperti, a soggetti che sanno cosa vuol dire occuparsi della vita di un’organizzazione criminale. In libertà ci sono alcuni esponenti della famiglia (alleata) dei De Martino. Lo scettro potrebbe passare nelle loro mani.
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