NAPOLI – Un centinaio di milioni di euro accumulati piazzando un paio di carichi di cocaina. Ma il denaro sporco andava ‘pulito’ e il gruppo criminale facente capo a Raffaele Imperiale aveva ideato diverse ‘lavatrici’. Quella principale era rappresentata dagli investimenti dei capitali guadagnati con il traffico internazionale di sostanze stupefacenti in oro. “Ancora una volta – scrive il gip nell’ordinanza – è emersa una vastissima rete di riciclaggio che contempla l’impiego di conti correnti l’uso di documentazione relativa ad operazioni di compravendita fittizie con correlata frode Iva e bonifici all’estero, sia in Paesi dell’Unione Europea che extra Ue, tra i quali si segnalano Hong Kong Singapore e Dubai per quasi un centinaio di milioni di euro in pochi mesi del 2020”. Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Napoli era lo stesso Imperiale a occuparsi di come riciclare il denaro. Lelluccio Ferrarelle, come veniva chiamato da giovane quando, a Castellammare di Stabia, consegnava bottiglie di acqua minerale porta a porta, veniva costantemente aggiornato e, con la stessa frequenza, impartiva ordini e contrordini.
I Paesi scelti per il riciclaggio? Italia, Francia, Paesi Bassi, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Ungheria Croazia, Emirati Arabi, Uniti e Libano. In particolare, i proventi del narcotraffico sono stati in parte trasferiti all’estero, avvalendosi di sistemi di movimentazione monetaria alternativa, basata sull’opera di cambisti internazionali, i cosiddetti hawala (il sistema informale di trasferimento di valori basato sulle prestazioni e sull’onore di una vasta rete di mediatori, localizzati principalmente in Medio Oriente, Nord Africa, nel Corno d’Africa ed in Asia meridionale), e in parte reinvestiti in attività speculative quali la compravendita di oro. Il 2 ottobre del 2020 avvenne una consegna in Germania di 11,5 chili di oro. A portare a termine la missione fu Marco Panetta, secondo l’accusa, e la spedizione fu organizzata da Raffaele Imperiale in persona. Presero parte all’organizzazione anche Daniele Ursini, Giovanni Franceschiello e Luca Alvino.
Una volta in Germania, Ursini contattò telefonicamente Panetta: “Dice 3 minuti, dovrebbe stare là, glielo ho chiesto ma tu datti da fare. Sempre prima banconota e poi digli di girare la zona che devi prenderli… Honda jeep bianco”.
L’8 ottobre, sei giorni più tardi, avvenne invece il ritiro di un quantitativo non meglio specificato di oro a Borso del Grappa, in provincia di Treviso, da Giovanni Franceschiello. Due giorni dopo fu ancora una volta Panetta a esportare 18 chili di oro in Germania. Ciro Gallo, di Portici, si occupò di portare 10,5 chili di oro fino a Cisterna di Latina: da lì il materiale passò nelle mani di Franceschiello che si recò in Veneto. Dalla latitanza dorata a Dubai, Raffaele Imperiale monitorava chilometro dopo chilometro ogni singola tappa del viaggio dell’oro.
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