Droga nel deposito, arrestato il presidente del Villa Literno Calcio

Giovanni Fontana

VILLA LITERNO – Alla corte del narcotrafficante Raffaele Imperiale per la Direzione distrettuale antimafia di Napoli c’era anche Giovanni Fontana, imprenditore attivo nel settore dei trasporti su strada e patron dell’Asd Villa Literno, squadra di calcio che milita nel girone A di Eccellenza. L’uomo d’affari dell’Agro aversano figura nell’elenco dei 28 destinatari del provvedimento cautelare (eseguito ieri mattina) firmato dal giudice Linda D’Ancona.

La Direzione distrettuale antimafia non considera Fontana un elemento intraneo all’associazione criminale messa in piedi da Imperiale: se è finito in cella è perché gli investigatori, secondo il gip, hanno raccolto prove a sufficienza per dimostrare che è stato fondamentale almeno nell’invio di un ingente carico di cocaina in Australia. Quale ruolo ha avuto il liternese? Avrebbe fornito al narcos supporto logistico. Nelle sede di Castelvolturno di una delle sue società, sotto la direzione – a distanza – di Imperiale, erano stati preparati 600 panetti di cocaina da incastonare tra alcune pietre, poi imballate e posizionate in rimorchi diretti al porto di Napoli. E da qui avrebbero dovuto affrontare il lungo viaggio verso l’Oceania.

A coadiuvare Imperiale nell’organizzare l’operazione, hanno ricostruito gli inquirenti, è stato Bruno Carbone. Chi invece avrebbe diretto sul posto le operazioni di confezionamento e occultamento della droga nei container, dice la Dda, è Charles David Mirone. Daniele Ursini, Ciro Gallo, Luca Alvino e Fontana, invece, avrebbero eseguito fisicamente il confezionamento e lo stoccaggio dello stupefacente. L’attività investigativa, grazie all’intercettazione dei messaggi che si scambiavano gli indagati, ha fatto emergere pure i costi che avrebbe dovuto fruttare la vendita: 29mila euro per ogni chilo di ‘bianca’.

Seguendo l’intenso scambio di messaggi tra gli inquisiti, corredati da numerose immagini, scattate per aggiornare Imperiale sullo stato di avanzamento dei lavori, gli agenti hanno potuto tracciare, passo dopo passo, come avveniva la preparazione dei carichi. I panetti venivano sigillati sottovuoto e immersi nella candeggina e successivamente sigillati sottovuoto una seconda volta. Un doppio passaggio reso necessario per impedire ai cani antidroga di fiutare la presenza di cocaina.

Pronti i pacchetti, bisognava posizionarli al centro di una pedana, calcolando una distanza di 90 centimetri dai bordi, per non rendere visibile lo stupefacente se fossero state sottoposto a controllo scanner. Tale procedura veniva dettata da Raffaele Imperiale a Mirone. Queste attività vengono realizzate, dicono gli investigatori all’inizio di novembre 2020. Fontana entra in scena il 26 dello stesso mese, quando David Charles Mirone lo contatta: “Buongiorno frate… Che si dice?”. E il liternese risponde che lo stava aspettando da giorni. Ventiquattro dopo Fontana scrive a Mirone di stare tranquillo in merito alla spedizione dei container, che sarebbero stati imbarcati l’indomani. A questo punto, secondo la Procura, emerge in modo palese il coinvolgimento di Fontana nell’affare. Passano alcune settimane di silenzio e gli indagati tornano a farsi sentire: è il 6 gennaio 2021.

Imperiale, in una chat di gruppo a cui partecipano pure Ursini e Fontana, annuncia l’arrivo a destinazione dei container inviati in Australia e chiede i documenti della spedizione. Il liternese, però, sottolinea che essendo Epifania, giorno di festa in Italia (Imperiale all’epoca era a Dubai) avrebbe dovuto attendere 24 ore: “Così apre lo spedizioniere e sarò più preciso”, spiega l’imprenditore. Poco dopo però il liternese riesce comunque a soddisfare la richiesta di Imperiale, inviandogli i documenti.

La ‘brutta notizia’ viene data da Imperiale il 17 gennaio: il carico, scrive nella chat, è sparito. “Fra… abbiamo perso”. La vicenda preoccupa Fontana: “Sicuramente avremo delle ripercussioni”. E il narcotrafficante replica mettendo tutti in guardia: “Non parlate in macchina, mai da nessuna parte”. Fontana chiede informazioni allo spedizioniere e si convince che il carico fosse stato rubato in Australia e non sottoposto a sequestro, perché non circolavano notizie in merito ad eventuali blitz. Ed invece nei giorni seguenti è Imperiale a comunicare che il carico era stato effettivamente fermato dalla polizia, informazioni che aveva appreso da alcuni suoi amici.

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