AFRAGOLA – Restano liberi i quindici imputati del processo al clan Moccia di Afragola scarcerati per decorrenza dei termini di custodia cautelare. La decisione è arrivata dalla decima sezione del Tribunale del Riesame di Napoli, presieduta dal giudice Dario Gallo, che ha rigettato il ricorso presentato dalla Direzione distrettuale antimafia partenopea. Il procedimento, uno dei più rilevanti degli ultimi anni
contro la cosca considerata storicamente tra le più potenti dell’area a nord di Napoli, si trascina da oltre tre anni senza essere ancora giunto a sentenza di primo grado. Alla sbarra sono 48 imputati, tra cui i fratelli Antonio, Luigi e Angelo Moccia, ritenuti ai vertici dell’organizzazione.
Dopo più di sessanta udienze celebrate, il processo non ha ancora superato la fase centrale dell’istruttoria. La lentezza con cui si sono susseguiti gli atti è stata segnalata dagli stessi pubblici ministeri, Ivana Fulco e Ida Teresi, già nel marzo 2023. Già allora era stato paventato il rischio che molti imputati potessero tornare in libertà prima della conclusione del dibattimento. La Procura aveva chiesto
di aumentare il numero delle udienze, ma la richiesta non ha trovato accoglimento a causa dell’elevato carico di procedimenti affidati al collegio giudicante.
Nel frattempo, i tempi si sono allungati ulteriormente: per raccogliere una delle principali testimonianze dell’accusa è stato necessario un anno e mezzo, tra esame diretto e controesame delle difese. A rallentare ancora di più il percorso processuale era intervenuta la dichiarazione di incompetenza territoriale del Tribunale di Napoli Nord, che dopo il rinvio a giudizio aveva trasmesso di nuovo gli atti
da Aversa a Napoli, con una perdita stimata di sei mesi. La scarcerazione dei quindici imputati non significa libertà piena. Alcuni restano sottoposti a misure restrittive, come il divieto di residenza in Campania e nel Lazio, territori nei quali – secondo le indagini dei carabinieri del Ros e della Procura – si concentra una parte rilevante delle attività economiche del clan. Tuttavia, la revoca della custodia cautelare rappresenta un punto critico per un processo che intende colpire la presunta struttura criminale non solo sul piano giudiziario ma anche simbolico. Gli avvocati degli imputati hanno sottolineato più volte l’andamento giudicato insostenibilmente lento delle udienze.
Il collegio difensivo è composto, tra gli altri, da professionisti di lunga esperienza come Saverio Senese, Gennaro Lepre, Annalisa Senese, Ernesta Siracusa, Claudio Botti, Nicola Quatrano, Dario Carmine Procentese e Salvatore Pettirossi. Secondo i legali, le scarcerazioni sarebbero una conseguenza naturale della gestione processuale e delle garanzie riconosciute dalla Gaetano Ciccarelli legge agli imputati. Dopo la scarcerazione, il Tribunale di Napoli ha deciso di imprimere una svolta al calendario delle udienze, stabilendo un ritmo serrato: fino a quattro udienze settimanali da qui a fine novembre, alcune con l’audizione di venti testimoni in un’unica giornata. La scelta, dettata dall’esigenza di scongiurare ulteriori ricadute sulla tenuta del processo, ha però incontrato la ferma opposizione della Camera penale e dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, che contestano un’organizzazione dei lavori giudicata incompatibile con il diritto alla difesa.