Clan Moccia, le mani sulle aste giudiziarie

Foto Fabio Sasso / LaPresse Nella foto: l'esterno della procura della Repubblica di Napoli

AFRAGOLA –   Gli investigatori definiscono ‘incredibile’ la ricchezza che il clan Moccia era riuscito ad accumulare. E gli affari erano vari, in tutto il Sud Italia, compreso quello che da sempre è considerato l’investimento più sicuro: il mattone. Le indagini della Procura che hanno decapitato l’organizzazione di Afragola hanno fatto emergere come il clan avesse allungato i suoi tentacoli anche nel complesso mondo delle aste giudiziarie. E’ emerso, infatti, l’interesse nel settore delle aste immobiliari e il reinvestimento schermato di capitali nell’acquisto di immobili sottoposti a pignoramento tramite l’imprenditore Angelo Piscopo e la sua società. Ovviamente, sottolinea la Procura, aggiudicata l’asta e ottenuto il decreto da parte del Tribunale in favore della società di Piscopo, l’immobile, dopo una superficiale ristrutturazione, veniva rivenduto a  un prezzo maggiore, ottenendo importanti plusvalenze, parti delle quali destinate alla famiglia Moccia. Un affare gigantesco, nel quale, secondo il gip, erano coinvolti anche Pasquale Credendino e Francesco Di Sarno. Almeno sei gli immobili individuati ad Afragola che sarebbero finiti in questo sistema. Grazie alle intercettazioni telefoniche sono emersi anche contrasti interni al gruppo, con Antonio Moccia finanziatore del sistema e principale destinatario degli utili e Di Sarno che faceva pressioni per escludere Piscopo, a suo dire inaffidabile e sospettato di partecipare in autonomia alle aste. Alla fine sono stati i i carabinieri del raggruppamento operativo speciale e il gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata della Guardia di finanza a porre fine alla questione, eseguendo l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Napoli nei confronti di 59 indagati. In 36 sono stati spediti in carcere, altri sedici ristretti ai domiciliari. E dalle immagini è emerso il ruolo di alcune delle donne, impegnate nelle bonifiche dalle microspie delle aziende del clan. Un impero. Ora smantellato.

Ombre sul Può, il sindaco Pannone: “Saremo vigili”

Bella, maestosa. Nata dalla penna di Zaha Hadid, gli aggettivi superlativi per questa opera ritenuta una delle più importanti del sud Italia si sono sprecati. Poi, alle prime piogge, ci vollero i secchi per recuperare le acque piovane. Questa è storia. Ma gli arresti eseguiti dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che hanno portato alla decimazione del tessuto imprenditoriale colluso con il clan Moccia di Afragola nella costruenda stazione dell’Alta Velocità, dimostrano come il clan degli afragolesi avesse messo le mani sulla costruzione sull’opera. E ora c’è la massima attenzione sul Puc. La politica locale ha deciso di mettere mano al piano. Uno strumento urbanistico di fondamentale importanza visto che, alla stazione di Afragola, si collega anche la costruenda Napoli/Bari. Le mappe già sono uscite. Ma non sappiamo quale sia la reale divisione delle zone. E soprattutto dove verranno costruire le strutture ricettive, come alberghi, ristoranti, eventuali parchi giochi, i trasporti locali, e tutto quello che concerne lo sviluppo di una zona prettamente agricola. Chi costruirà tutto questo? E soprattutto chi lo gestirà? Non si esclude che la camorra locale possa metterci le mani sopra influenzando la politica. Le malelingue parlano di una speculazione in atto sulla compravendita dei terreni. Ad apporre il vessillo della legalità sull’intera questione del PUC, ci ha pensato direttamente il sindaco Antonio Pannone in merito alla redazione ed approvazione del piano urbanistico: “È uno strumento urbanistico che la città attende da anni e che ci consentirà di raggiungere obiettivi e crescita della comunità e di sviluppo sostenibile, rappresentando nel contempo la chiara conferma di un indirizzo di governo che intende conformarsi ai principi di legalità contro ogni forma di ingerenza e di condizionamento della criminalità organizzata attratta dalla possibilità di influenzare le dinamiche presenti sul territorio, soprattutto sul versante degli investimenti economici. Da questo punto di vista, non saranno ammissibili forme di cedimento o disattenzioni che possano favorire il perseguimento di interessi particolari che vadano contro gli interessi generali della città di Afragola”.

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