MILANO (LaPresse) – Quindici anni di carcere. È questa la condanna inflitta a Pier Paolo Brega Massone. L’ex primario di chirurgia toracica della Clinica Santa Rita nel processo d’appello bis per la morte di 4 pazienti finiti sul suo tavolo operatorio. I giudici della seconda Corte d’Assise e d’Appello hanno ridotto in maniera considerevole la pena per l’ex primario della struttura in zona Città Studi a Milano. E che i giornali avevano ribattezzato “clinica degli orrori”.
La condanna dell’ex primario
In primo grado e nel primo processo d’appello, annullato con rinvio dalla Cassazione nel 2017, Brega Massone – già condannato a 15 anni e 6 mesi di carcere in via definitiva per truffa e per un’ottantina di casi di lesioni ai danni di altri pazienti – era stato condannato all’ergastolo. Oggi, invece, il collegio presieduto da Giuseppe Ondei ha anche riformulato l’accusa da omicidio volontario in omicidio preterintenzionale e riconosciuto le attenuanti generiche. Riducendo così la pena. Stessa sorte anche per Fabio Presicci, ex braccio destro di Brega Massone alla Santa Rita. Per il quale i giudici hanno ridotto la pena da 24 anni e 4 mesi a 7 anni e 8 mesi.
Le fasi del processo e la decisione
La Corte d’Assise e d’Appello “non ha riconosciuto un’aggravante, quella del cosiddetto nesso teleologico, ossia è stato escluso che Brega Massone eseguisse queste operazioni a scopo di lucro”, ha spiegato l’avvocato Nicola Madia, che difende il chirurgo con il collega Luigi Fornari. Per l’accusa, invece, Brega Massone aveva operato Giuseppina Vailati, 82 anni, Maria Luisa Scocchetti, 65 anni, Gustavo Dalto, 89 anni, e Antonio Schiavo, 85 anni, senza alcuna giustificazione clinica per quegli interventi “inutili” effettuati al solo per “monetizzare” i rimborsi ottenuti dalla Clinica Santa Rita dal Sistema sanitario nazionale per quegli interventi.
Per questo il sostituto pg Massimo Gaballo aveva chiesto la conferma dell’ergastolo per Brega Massone e 21 anni di carcere per Presicci per omicidio volontario. Riteneva che le morti contestate erano frutto di “un modus operandi seriale” dell’ex chirurgo e che i “decessi erano altamente probabili” in quanto conseguenza di operazioni “ad alto rischio morte” dei pazienti.
Le dichiarazioni della moglie di Brega Massone
Dopo la lettura del dispositivo la moglie del chirurgo, Barbara Magnani, è scoppiata in lacrime e ha abbracciato a lungo l’avvocato Madia. “Ora vediamo la luce”, ha detto con la voce rotta dall’emozione, precisando di non aver mai creduto che il marito fosse “un mostro” e non aver mai perso la “speranza nella giustizia” anche se “la paura era fortissima”.
“Credo che negli altri Stati europei non esistano pene così severe per i medici – ha aggiunto – sarebbe il caso che qualcuno ci riflettesse”. Il marito, arrestato una prima volta nel 2008, non era in aula. Nel corso della scorsa udienza, però, aveva preso la parola e aveva voluto “con tutte le persone che hanno molto sofferto, non era mia volontà. Ora posso solo chiedere di rivedere la luce – aveva detto – poter essere utile e stare con la mia famiglia”. Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 90 giorni.
di Benedetta Dalla Rovere