Colleferro, 17enne pestato dal branco nel paese di Willy: due arresti per lesioni gravissime

Il giovane resta in ospedale in prognosi riservata dopo aver riportato la frattura della mascella e del naso

Foto LaPresse/Marco Cantilw Aversa, 13/04/2017 Cronaca Incidente sul lavoro ad Aversa. Cadono due operai da un ponteggio. Uno muore, un altro ferito gravemente. Nella foto: la polizia e la municipale sul posto nel parco privato, dove all'interno in un condomini si stavano eseguendo dei lavori

Sono stati arrestati dalla polizia due giovani di 18 e 19 anni sospettati di aver picchiato, sabato pomeriggio,  un 17enne a Colleferro, lo stesso paese in provincia di Roma in cui morì Willy Duarte Monteiro, ucciso durante un pestaggio per aver cercato di difendere un amico. Da quanto si apprende, l’accusa per i due è di lesioni gravissime.

Secondo quanto ricostruito degli investigatori grazie ad alcune testimonianze, i due avrebbero colpito il ragazzo a calci e pugni e sarebbero poi scappati dopo che il 17enne sbattendo la testa contro un’auto in sosta, ha perso i sensi per alcuni minuti. Restano da chiarire le cause che hanno scatenato la violenta aggressione. Nel frattempo il giovane aggredito resta ancora ricoverato in prognosi riservata. Il giovane avrebbe riportato fratture multiple alla mascella e al setto nasale. 

I due sono stati riconosciuti grazi all’intervento di alcuni passanti che avrebbero riconosciuto l’auto su cui viaggavano e diffuso sui social un video dell’accaduto. Sempre sui social è arrivata la condanna del sindaco, Pierluigi Sanna: “L’aggressione di oggi è un fatto inaccettabile. Le nostre ferite sono ancora troppo aperte su queste questioni. Giovani che picchiano un giovane minorenne, di giorno, su Corso Turati e scappano, non possono rimanere impuniti”, ha scritto il primo cittadino su Facebook in un primo post mentre successivamente ha raccontato di essere stato personalmente in ospedale per incontrare il giovane. “Un ragazzo ferito nell’orgoglio che resisteva al dolore con atteggiamento stoico, che si sottoponeva al tampone nonostante il dolore che provava sul viso tumefatto. Avrei voluto stringerlo ma non era possibile: ho cercato di fargli capire che eravamo tutti con lui e che “tutti” significa comunità”.

(LaPresse)

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