Come la scienza ha salvato la natura

Lince, rinoceronte bianco, lupo, serpenti e pipistrelli ‘aiutati’ dal sapere

Foto © LaPresse

NAPOLI – La scienza aiuta la nostra vita, e anche quella del pianeta. Oggi è il Darwin day, la celebrazione in onore di Charles Darwin che si tiene ogni anno in occasione dell’anniversario della sua nascita, il 12 febbraio. L’evento, che ha come obiettivo rendere omaggio alle opere e agli studi che per la prima volta nella storia hanno messo in discussione la visione antropocentrica del pianeta, è nato inizialmente in Inghilterra e negli Stati Uniti immediatamente dopo la morte del biologo nel 1882 e continua tutt’oggi in tutto il mondo. I Darwin Day nel tempo si sono trasformati nell’occasione per difendere l’impresa scientifica attraverso i valori del razionalismo e della laicità, vengono organizzati di norma per tutto il mese di febbraio e anche oltre.

BIODIVERSITA’
Da anni il Darwin day viene festeggiato in diversi paesi con appuntamenti che ricordano i valori della ricerca scientifica e del pensiero razionale. Il Wwf ha voluto celebrare l’evento parlando dell’imprescindibile ruolo della scienza nella conservazione del nostro patrimonio di biodiversità. Darwin, infatti, ci ha fatto capire che solo la scienza può, da un lato aiutarci a diffondere le corrette conoscenze e a vincere ataviche paure e pregiudizi su molte specie animali, dall’altro permetterci di vincere la sfida della conservazione grazie a tecnologie innovative e azioni coraggiose.

LUPO
Tra le specie da sempre vittime di pregiudizi e leggende c’è certamente il lupo. Vittima di persecuzioni e caccia selvaggia, questa specie, mai realmente studiata, era giunta all’orlo dell’estinzione negli anni ’70 del secolo scorso in Italia. Da allora grazie al Wwf, al Parco Nazionale d’Abruzzo e ai primi studi scientifici l’immagine del lupo è stata “riabilitata”. La scienza, infatti, è riuscita a smentire molte delle credenze popolari che dipingevano il lupo come specie sanguinaria, che oltre ad uccidere pecore e umani. Il lupo si è rivelato essere decisamente un animale elusivo e notturno che rifuggiva l’uomo, e non un predatore di bambini.

SERPENTI E PIPISTRELLI
Il ruolo della scienza nella loro salvaguardia e rivalutazione davanti all’opinione pubblica ha mostrato il reale valore ecologico di questi animali. I serpenti non sono animali aggressivi e simbolo di malvagità, ma anzi abili cacciatori di roditori e importanti tasselli degli ecosistemi dove vivono, mentre i pipistrelli nel nostro Paese non sono avidi succhiatori di sangue, ma fondamentali aiutanti nel contenimento degli insetti e in particolare delle poco amate zanzare.

LINCE IBERICA
Dagli inizi del secolo scorso la progressiva riduzione dei conigli selvatici, che costituiscono il 90% della dieta della lince, la persecuzione diretta dell’uomo e la distruzione e frammentazione del suo habitat hanno provocato una drastica contrazione della popolazione di lince nella penisola iberica. Dal 2006, però, è stata implementata una innovativa e ambiziosa azione, la riproduzione in cattività e la successiva reintroduzione di alcune linci in porzioni del suo areale storico in Andalusia. Da allora i progetti di conservazione (realizzati in particolare dal Wwf Spagna) sono proseguiti e la popolazione di lince continua a riconquistare i territori dai quali era scomparsa: oggi ci sono più di 1.300 individui in natura.

RINOCERONTE BIANCO
Il rinoceronte bianco settentrionale si è estinto in natura nel 2008. Negli anni scorsi restavano in vita solamente due femmine, madre e figlia, in cattività. Un tempo quest’animale prosperava dal Congo fino alle savane di Kenya e Tanzania. Negli anni ’60 si contavano circa 2.000 individui. Il bracconaggio è stato alimentato dalla crescente richiesta di corni, che nel mercato nero sono sempre richiesti e hanno raggiunto prezzi elevatissimi. Ma nuove scoperte scientifiche hanno dato una nuova speranza a questa sottospecie. Le due femmine sono state trasferite in una riserva naturale in Kenya, per un ultimo estremo tentativo. Nell’agosto del 2019 gli scienziati sono riusciti a fecondare in vitro gli ovuli dalle ultime due femmine sopravvissute, Najin e Fatu. Un punto di svolta fondamentale nel destino di questa sottospecie.
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