Latina, 7 mar. (LaPresse) – Si è conclusa oggi una lunga indagine condotta dal Nas di Latina, denominata ‘Attestato rapido’, finalizzata al contrasto della contraffazione di attestati professionali per l’ottenimento della qualifica di Operatore socio sanitario (Oss). L’attività, avviata dal Nas nel 2015 e coordinata inizialmente dalla Procura di Cassino (FR), è stata successivamente trasmessa per competenza territoriale alla Procura di Milano, coordinata dal sostituto procuratore Antonio Cristillo e attualmente diretta dal sostituto procuratore Francesco Vittorio Natale De Tommasi. Le indagini svolte hanno consentito di individuare e disarticolare un’associazione per delinquere attiva sul territorio nazionale costituita da soggetti operanti negli ambienti della formazione e della sicurezza sui luoghi di lavoro. Avvalendosi di strutture e imprese di loro titolarità, fornivano documenti falsi con l’illegittima apposizione dei loghi della Regione Lombardia e della Provincia di Milano. Il gruppo criminale proponeva poi l’acquisto dei falsi certificati di qualifica, rilasciati in totale assenza della frequenza di corsi di formazione della durata di mille ore, a fronte del pagamento di somme oscillanti tra 1.500 e 2.500 euro. Gli indagati sono complessivamente 103 e dovranno rispondere, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere, falso e sostituzione di persona.
Sono 96 i provvedimenti di perquisizione e sequestro odierni, eseguiti nell’area metropolitana di Roma, nelle province di Latina, Frosinone, Viterbo e Chieti, per la cui esecuzione il Nas di Latina è stato coadiuvato, nella fase operativa, da personale del comando carabinieri per la tutela della salute, dei gruppi per la tutela della salute di Roma e Napoli e dei comandi provinciali di Roma, Latina, Frosinone, Viterbo e Chieti. I provvedimenti scaturiscono da attività ispettive svolte in strutture ricettive per anziani, presso le quali sono stati trovati gli attestati professionali per la qualifica di operatore socio sanitario, poi risultati falsi perché contraffatti o rilasciati da centri formativi non abilitati. Le perquisizioni svolte hanno permesso di sottoporre a sequestro gli attestati professionali contraffatti in possesso agli indagati, con i quali hanno operato all’interno di strutture socio sanitarie e assistenziali in assenza di specifiche competenze.