MILANO – La situazione è “drammatica” e le aziende della moda chiedono aiuto in risposta all’emergenza coronavirus. Vista la chiusura dei negozi decisa per tentare di contenere la diffusione del virus, il fashion italiano chiede agli affittuari degli esercizi commerciali di sospendere i canoni di negozi e punti vendita che in questo momento sono “onerosi” e “non più sostenibili da parte delle aziende. Le richieste dei grandi marchi della moda – tra cui firme come Trussardi, Valentino e Roberto Cavalli – si uniscono in una lettera che Confindustria Moda rivolge a tutti i locatori. Oltre a questo appello il mondo della moda – o almeno le aziende che possono farlo – non resta fermo. Il gruppo tessile veronese Calzedonia riconverte alcuni dei propri stabilimenti alla produzione di mascherine e camici.
Le richieste
Le aziende della moda aderenti a Confindustria chiedono la sospensione temporanea degli affitti dei negozi in relazione alla “drammatica situazione che stiamo vivendo a causa della diffusione del virus Covid-19”. I firmatari – tra cui anche Calzedonia, Ferragamo, Coin, Stella McCartney, Stonefly – spiegano che lo stop dovuto alla diffusione del virus “sta colpendo e colpirà nei prossimi mesi tutti gli ingranaggi della nostra filiera. Una filiera lunga, articolata su tutto il territorio nazionale, che trova la sua vetrina finale nei negozi”.
No agli affitti per i negozi
Alla luce di questo stato di incertezza, “i canoni di locazione e affitto dovuti ai negozi e punti vendita sono divenuti, allo stato, eccessivamente onerosi. E non più sostenibili da parte delle aziende”, sostiene Confindustria Moda. I marchi del fashion italiano chiedono “comprensione” e collaborazione” in questo particolare momento. Auspicando che le loro richieste siano accolte “nell’ottica del comune e reciproco interesse delle aziende che rappresentiamo e del nostro Sistema Paese”.
Le aziende riconvertono la produzione
Dopo il primo passo compiuto da diverse aziende del tessile, come l’Artemisia di Castel Goffredo (Mantova), o la Santini di Bergamo, anche Calzedonia riconverte parte della propria produzione per realizzare mascherine e camici. Un’iniziativa fortemente voluta dal presidente Sandro Veronesi, che fin da subito ha dimostrato di avere forte sensibilità nei confronti dell’emergenza sanitaria in corso. Chiudendo prima tutti i punti vendita delle zone rosse e poi di tutta Italia. Gli stabilimenti riconvertiti alla produzione di mascherine e camici saranno quelli di Avio (TN) e Gissi (CH) in Italia e gli stabilimenti croati di proprietà del gruppo veronese.
Calzedonia produce mascherine
Per convertire la produzione Calzedonia ha acquistato macchinari speciali per la creazione di una linea semi-automatica e ha formato le cucitrici al nuovo tipo di produzione. Il nuovo assetto del gruppo tessile permetterà la produzione di 10.000 mascherine al giorno nella fase iniziale. Ma Calzedonia prevede un incremento delle unità prodotte nelle prossime settimane. La consegna delle mascherine è iniziata lunedì 23 marzo con le prime donate all’ospedale e al Comune di Verona.
(AWE/LaPresse/di Francesca Conti)