ROMA – Ci sono tre evidenze che emergono dall’Assemblea di Confindustria. La prima: il minuto e mezzo di battimani (qualcuno si è preso la briga di cronometrare) che ha accolto l’ingresso del presidente della Repubblica nel salone dell’Auditorium, insomma uno schierarsi netto e rumoroso degli industriali a favore di chi tutela Costituzione e istituzioni.
La priorità al tema Tav e infrastrutture
La seconda: il mancato applauso del vicepremier e ministro dello Sviluppo Economico Luigi di Maio quando la relazione del presidente Vincenzo Boccia ha toccato il tema della Tav e delle infrastrutture, evidentemente un argomento troppo caldo per potersi sbilanciare. La terza: la standing ovation che ha incorniciato il discorso del presidente degli industriali, con un progetto triennale per il riassetto del Paese soprattutto in prospettiva europea.
Le più alte cariche dello stato all’assemblea di Confindustria
Forse è per la delicatezza del momento che all’assise di Confindustria hanno partecipato le quattro cariche più alte dello Stato (c’erano anche Giuseppe Conte, Maria Elisabetta Casellati e Roberto Fico), addirittura un bis per Sergio Mattarella che sotto la gestione Boccia aveva già presenziato nel 2016: un fatto (non una coincidenza) più unico che raro. Lo sguardo di Confindustria è di speranza, anche se il Paese non ha più slancio e c’è bisogno di un patto tra Governo e opposizioni per evitare lo stallo. Viene da chiedersi se chi era in platea, chi davanti al computer e chi a battere qualche periferia romana per procacciarsi voti avrà intenzione di ascoltare. E di agire in tal senso.
Le proposte di Confindustria
Confindustria, ad ogni modo, la ricetta la fornisce di ‘sua sponte’. Per evitare un autunno “freddissimo” ci vuole una finanziaria da 32 miliardi di euro che implicherà scelte “non semplici e indolori”, perché il futuro dell’Italia passa dalla prossima manovra di bilancio.
Iva, cuneo fiscale e flat tax nel mirino
In fondo, era prevedibile che si andasse a parare lì, dove tutto assume i contorni di un enorme punto interrogativo. Ci sono le clausole di salvaguardia dell’Iva da rispettare, c’è il debito pubblico da stoppare, c’è il cuneo fiscale da diminuire. Per Boccia servono “visione e coraggio”, non serve la flat tax, soprattutto non servono più “promesse irrealizzabili”, anche se nel citare proprio Mattarella il presidente di Confindustria ha auspicato che sogno e speranza non siano confinati alla sola stagione dell’infanzia.
L’appello del presidente Boccia
Boccia non ha avuto pudori nel chiedere a nome degli industriali di smetterla con i like, di non essere “bulimici” con il consenso sociale e con il “presentismo”, di accendere il cervello prima di mettere in funzione la lingua, perché le “parole di chi governa non sono mai neutre, influenzano le decisioni”. L’obiettivo è di raggiungere la Spagna con lo spread (a quota 150) e la Francia per la crescita.
Sarebbero 5 miliardi da infilarsi in saccoccia. Poi un piano shock per le infrastrutture e piccole opere. Il tutto per generare lavoro. “Le soluzioni ci sono, vanno individuate. Quel futuro che si legge nei nostri occhi, che è dentro di noi e che vedremo solo domani”, la chiusura di Boccia. Tutto questo mentre al Governo si continua a litigare.
(LaPresse/di Vittorio Oreggia)