Consorzio di bonifica, Fdi accusa De Luca

I parlamentari Marco Cerreto e Gimmi Cangiano

CASERTA (Sergio Olmo) – E’ una denuncia pesantissima, dai toni durissimi e molto probabilmente destinata a oltrepassare i confini dell’attacco mediatico quella “depositata” ieri alla stampa dai parlamentari di Fratelli d’Italia Marco Cerreto e Gimmi Cangiano. Nel mirino dei due deputati di Fratelli d’Italia è finita la gestione regionale del Consorzio di bonifica del Basso Volturno, definito senza mezzi termini “carrozzone elettorale”. Nonostante la legge stabilisca che i commissariamenti di questi enti consortili non possano superare i 360 giorni e che il delegato della Regione debba limitarsi a organizzare l’elezione degli organismi ordinari e garantire l’ordinaria amministrazione, l’ente casertano risulta commissariato da oltre sette anni e, a quanto pare, verrebbe gestito in maniera discutibile. A tal punto da scatenare le ire dei due parlamentari casertani: i servizi di bonifica, a quanto pare, non sarebbero erogati, “a discapito degli agricoltori che al danno si vedono aggiungere la beffa: molti – sottolineano Cerreto e Cangiano – hanno subito il recupero forzoso dei conti correnti da parte della società Gefil (deputata al recupero delle quote consortili non versate, ndr) perché non hanno versato i contributi per i servizi “non” erogati”.

La versione

Viene notato quindi un uso politico da parte di De Luca e della sua parte politica (in tanti indicano soprattutto l’assessore regionale all’Agricoltura Nicola Caputo e il consigliere Giovanni Zannini) delle risorse, in questo caso, degli agricoltori. Gestione, insomma, a proprio uso e consumo politico, quasi si trattasse di risorse personali. Tant’è – denunciarono alcuni consorziati – che il commissario del Consorzio si rifiutò di consegnare loro la documentazione richiesta con una legittima procedura di accesso agli atti volta a capire se le attività commissariali rientrassero o meno della cosiddetta gestione ordinaria dettata dalla legge. Nulla, nessuna carta, silenzio assoluto. E per esempio resta ancora oggi da chiedersi fino a che punto gli annunciati investimenti in opere infrastrutturali per ben 341 milioni rientrino o meno in una gestione ordinaria.

Il commissario

E anche come sia possibile che un presidente di Regione, proprio com’è accaduto a fine maggio a Parete, possa candidamente affidare a quello che definisce un suo plenipotenziario, il commissario Francesco Todisco, un piano di investimenti infrastrutturali di quella portata. Un commissario sostanzialmente bocciato dal Tar, che meno di sei mesi fa ha ribadito come la durata dell’incarico non possa assolutamente superare i 360 giorni. E invece? “In questi sette anni di gestione commissariale il Consorzio è diventato un carrozzone elettorale”, denunciano i parlamentari, rinviando ad “assunzioni a tempo indeterminato senza concorso, incarichi e consulenze amicali senza tener conto di alcuna legge, il tutto fatto in un regime di totale autarchia e pagati con i fondi versati dagli agricoltori”.

L’accusa di Fdi

Per Fratelli d’Italia si tratta di un “colpo di Stato a discapito di migliaia di agricoltori i quali dovrebbero pagare un canone per vedersi abolite le prerogative statutarie, per vedere abolito i poteri dell’organo assembleare”. In sette anni di commissariamento, infatti, né il precedente, né l’attuale commissario Todisco hanno organizzato le elezioni per restituire agli agricoltori i propri legittimi organismi consortili. Una vicenda, questa, già censurata dal Tar Campania: in una sentenza pubblicata a febbraio scorso, i giudici amministrativi hanno sottolineato che il commissariamento dei Consorzi di bonifica non avrebbe dovuto superare i 360 giorni e che il commissario si sarebbe dovuto limitare a convocare i consorziati elettori e a garantire l’ordinaria amministrazione. Di fronte a questa bocciatura, piuttosto che tentare la carta dell’appello al Consiglio di Stato che quasi sicuramente li avrebbe visti definitivamente soccombere, Regione e commissario hanno provato a giocarsene un’altra: con un ricorso chiarificatore hanno sostanzialmente chiesto ai magistrati amministrativi se, dovendo applicare la sentenza ma dovendo anche eseguire le attività di una recente integrazione (del 2019) del più piccolo Consorzio Aurunco all’interno di quello del Basso Volturno, avrebbero potuto intanto apportare delle modifiche allo Statuto consortile.

Il tentativo fallito

Un tentativo clamorosamente fallito: è infatti dei giorni scorsi la pronuncia del Tar che in appena 5 paginette ha respinto qualsiasi ipotesi di “manomissione” dello Statuto, quasi a voler ricordare che certi atti spettano solo ed esclusivamente agli organismi ordinari.
Il fatto non è sfuggito a Cerreto e Cangiano che ieri hanno appunto sottolineato come “agendo in malafede hanno anche fatto ricorso al Tar per sostenere le proprie ragioni, ricorsi che vengono pagati con i contributi dei consorziati, e nonostante il Tar si sia espresso sottolineando che devono ritenersi comprese nel perimetro dei poteri commissariali tutte le attività strettamente connesse all’indizione delle elezioni per il rinnovo degli organi consortili che non abbiano contenuto discrezionale e quindi includendo tutte le attività che comportino la necessità di adeguamenti formali non discrezionale e strettamente legati al compito di indire nuove elezioni per il quale la gestione commissariale è stata avviata, la Regione Campania ed il Consorzio del Basso Volturno (nella persona del suo commissario, ndr) continuano ad agire nel disprezzo delle sentenze, delle leggi e di ogni principio della Costituzione”.

La richiesta dei due parlamentari

“Se De Luca pensa di essere il padrone assoluto della Campania e di poter agire in maniera incontrastata, sta sbagliando di grosso”, avvertono i parlamentari di Fratelli d’Italia che chiedono risposte concrete “sull’operato del Consorzio che ha abbondantemente travalicato il perimetro d’azione. Vogliamo la data delle elezione del presidente del Consorzio e, soprattutto, chiediamo rispetto e tutela per le centinaia di agricoltori consorziati che si vedono aggrediti i propri conti correnti senza poter usufruire dei servizi che il consorzio dovrebbe garantire”.

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