ROMA – Nell’incontro Usa-Italia sui dazi e 5G Conte rassicura Pompeo sugli F35. I due si sono visti a cena presso la residenza romana dell’l’Ambasciatore americano Lewis Eisenberg.
Si è discusso di dazi, 5G ma anche degli accordi presi in merito all’acquisto dei 90 aerei da guerra nella F35. Che in questo momento stanno facendo discutere il governo per l’opposizione del M5s al progetto
Il contratto
Il patto è stato siglato da America e Italia nel lontano 1998 dall’allora governo Prodi poi rivisto con la riduzione dell’ordine da 131 aerei a 90. Di cui 30 nella versione B a decollo corto e atterraggio verticale (15 per la Marina e 15 per l’Aeronautica) e 60 nella versione A, a decollo e atterraggio convenzionale.
Le pressioni e le rassicurazioni
L’America pressa affinché l’Italia paghi gli aerei già acquistati e soprattutto rispetti gli ordini previsti dall’accordo che prevede l’acquisto di altri caccia già scaduto lo scorso 30 settembre. E’ stato lo stesso Conte a rassicurare il segretario di Stato Mike Pompeo del rispetto da parte dell’Italia degli accordi presi. E così durante la cena di giovedì organizzata a Villa Taverna con imprenditori e banchieri sarebbe stata confermata pubblicamente la soddisfazione degli americani.
A marzo era stato anche il Consiglio Supremo di Difesa, presieduto da Sergio Mattarella a sottolineare il prosieguo “anche finanziario” del progetto “. Che deve necessariamente caratterizzare i programmi di ammodernamento che si sviluppano su orizzonti temporali particolarmente lunghi”
Le rassicurazioni sono giunte anche da parte del ministro della Difesa: “L’Italia verserà i 389 milioni per gli F35 perché non è un Paese che si fa parlare dietro”
La spesa
Il contratto prevede una spesa di 14 miliardi ma va anche detto che l’Italia contribuisce alla costruzione dei velivoli: nello stabilimento di Cameri, nel novarese. Infatti, vengono costruite le ali e si effettua l’assemblaggio degli F35 destinati agli Stati europei.
Il M5S di traverso
I grillini si sono sempre mostrati contrari all’accordo, per cui nel programma elettorale del 2017 era stato previsto addirittura il blocco degli ordini. Ma disdire significherebbe sottoporsi al pagamento di ingenti penali