COP30: errori nella lista dei Paesi anti-fossili

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Combustibili fossili
Combustibili fossili

A seguito della COP30 di Belém, un’analisi di Carbon Brief ha svelato profonde contraddizioni nella lista dei Paesi che si sarebbero opposti a una tabella di marcia per l’abbandono dei combustibili fossili. La lista, compilata in modo confidenziale dalla presidenza brasiliana del vertice, si è rivelata inaffidabile e contenente numerosi errori.

Il dibattito è nato sulla scia della COP28 di Dubai, che aveva invitato le nazioni a contribuire alla transizione energetica. A Belém, il presidente brasiliano Lula aveva rilanciato l’appello, rendendo la roadmap per l’uscita dagli idrocarburi un tema centrale. Nelle fasi conclusive, la presidenza ha comunicato a porte chiuse che non c’era consenso, citando un presunto stallo con 80 Paesi favorevoli e 80 contrari.

L’indagine ha però smontato questa narrazione. Uno dei problemi principali è che ben 14 nazioni figuravano sia tra i sostenitori che tra gli oppositori, spesso a causa della loro appartenenza a più blocchi negoziali. Inoltre, l’elenco dei contrari includeva erroneamente tutti i 42 membri del gruppo delle economie meno sviluppate (LDC), i quali hanno poi smentito questa posizione a Carbon Brief, ribadendo di non essersi mai opposti.

Anche la Turchia, che co-presiederà la COP31, è apparsa tra gli oppositori, ma il governo turco ha negato tale attribuzione. La posizione dell’Unione Europea è risultata complessa: sebbene l’UE si sia impegnata per un accordo, l’Italia e la Polonia non figuravano tra i sostenitori della roadmap. Altri membri come Bulgaria, Repubblica Ceca e Ungheria sono stati invece inseriti nella lista dei contrari, evidenziando le divisioni interne al blocco.

Grande confusione è emersa anche riguardo al Gruppo Africano. Il suo presidente, l’inviato tanzaniano, aveva dichiarato un allineamento con il Gruppo Arabo, contrario alla roadmap. Tuttavia, diversi governi africani hanno successivamente smentito questa versione, confermando il loro sostegno all’eliminazione graduale degli idrocarburi. L’analisi ha inoltre sottolineato l’esistenza di un accordo tra Tanzania e Arabia Saudita per lo sfruttamento di riserve di gas, suggerendo un potenziale conflitto di interessi.

In realtà, il blocco delle economie meno sviluppate aveva definito l’abbandono dei combustibili fossili un’azione urgente per mantenere l’obiettivo di 1,5 °C. Nemmeno la Cina si è opposta frontalmente: Pechino preferirebbe una narrazione incentrata sull’accelerazione delle energie rinnovabili. Similmente, l’India ha sostenuto la necessità di percorsi differenziati per ogni Paese, evitando un approccio univoco e rigido.

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