NAPOLI – Non si arresta il contagio da Covid-19 all’ospedale Cardarelli. E’ risultato positivo al test il primario di Medicina d’Urgenza. Il reparto si trova in stato di isolamento: sospesi i ricoveri e vietate le dimissioni dei pazienti, che sono in totale 21. Stop anche alle consulenze esterne.
Coronavirus a Napoli, focolaio all’ospedale Cardarelli
Nella giornata di oggi, anche in un altro reparto, quello di Cardiologia Riabilitativa, è stato disposto il blocco dei ricoveri dopo che è arrivata la conferma che uno dei medici è risultato positivo al test da Coronavirus. Il Pronto soccorso è già stato sanificato tre volte. Neurochirurgia, Obi 1, Ortopedia, Trauma Center, 3° Medicina e ora anche Cardiologia Riabilitativa e Medicina d’Urgenza sono stati infettati: il virus è rimbalzato da un reparto all’altro. Si tratta di tutti quegli ambienti in cui hanno lavorato i primari fino ad ora contagiati (almeno 5). Numeri alti, che cominciano a preoccupare la grande squadra di infermieri, Oss, dottori e addetti alle pulizie che lavora al Cardarelli. Nessuna comunicazione ufficiale è mai arrivata dai vertici dell’azienda circa il possibile focolaio che si è sviluppato in seno al nosocomio, scatenato da una riunione dirigenziale tra i primari del Cardarelli.
Mancano i dispositivi di sicurezza, è fuga dalle corsie: “Abbiamo paura di lavorare”
Intanto, la carenza di dispositivi di protezione individuale terrorizza sempre più il personale: in corsia si sta assistendo a una vera e propria fuga di infermieri e dottori. In molti scelgono di mettersi in malattia piuttosto che rischiare. “Abbiamo paura di lavorare in queste condizioni”, afferma un infermiere intervistato da ‘Cronache’ che preferisce rimanere anonimo.
Tilt nel reparto della 3° Medicina: impianti rotti
E la tensione è alta anche tra i parenti dei pazienti ricoverati: per ragioni di sicurezza le persone esterne non possono entrare nel reparto della 3° Medicina. Ottenere informazioni sullo stato di salute dei propri cari è diventata un’impresa. Un reparto questo in cui la situazione appare particolarmente critica. L’impianto dei dispositivi per richiedere l’assistenza dei medici nell’area dedicata ai pazienti di sesso maschile è guasto. I lavori per la costruzione di un impianto che sostituisca quello rotto e obsoleto sono fermi al palo: l’emergenza ha fermato tutto, ma non le necessità dei pazienti, i quali, per chiamare un medico o un infermiere, sono costretti a farlo a voce.
Proseguono intanto i lavori per trasformare il padiglione M nel nuovo reparto infettivologico: essenziale è il trasferimento dei macchinari per eseguire le Tac ai polmoni dei pazienti affetti dal virus.