MILANO – Curare evitando i contatti a rischio. Questa la parola d’ordine per i medici di base, e operatori sanitari, di fronte all’espandersi del coronavirus in Italia. Dunque, per scongiurare il contagio, la Federazione italiana di medica generale (Fimmg) ha approntato un piano di sicurezza: prima, triage telefonico e poi mascherine.
Da oggi tutti i medici di famiglia che visitano un paziente con sintomi sospetti da coronavirus dovranno essere dotati di mascherine FPP2 e FPP3, tuta e occhiali (forniti dall’Asl). Nel caso in cui abbiano visitato qualcuno risultato poi positivo senza ‘protezione’, dovranno essere messi loro stessi in quarantena. Come previsto dal piano della Fimmg, tutti i medici di famiglia hanno ricevuto entro oggi una scheda con le domande da rivolgere ai pazienti che li contattano telefonicamente con sintomi compatibili con quelli del ‘Covid-2019’.
Innanzitutto, quesiti sui contatti, e se quindi vi siano stati incontri con persone provenienti dalla Cina, o se si è stati in Cina o i recenti viaggi, sulla capacità respiratoria del paziente, su eventuali episodi di dispnea. L’idea della Fimmg, poi, è che vi siano medici di base reperibili a turnazione, con dotazione di sicurezza, che rispondano alle richieste di visita e all’esposizione degli eventuali sintomi. Nel caso in cui debba intervenire l’ambulanza, deve essere inviato un mezzo qualificato per il bio-contenimento e personale con dotazione di sicurezza.
Per quanto riguarda poi gli operatori sanitari, nel caso in cui un caso sospetto si presenti al pronto soccorso degli Ospedali è obbligatorio far indossare la mascherina chirurgica a chi presenta sintomi respiratori, coprire naso e bocca in caso di starnuti con fazzoletti possibilmente monouso da smaltire in contenitore per rifiuti, eseguire frequentemente l’igiene delle mani), rendendo disponibile sempre la molecola alcolica. Dedicare poi al paziente una stanza o locale separato con servizi dedicati e identificare la stanza con apposito cartello limitatore. Far indossare, se tollerata, mascherina chirurgica al paziente. (LaPresse)