ROMA – Cala ancora, per il quarto giorno di seguito, il numero degli attualmente positivi al Covid-19 in Italia. Il dato attuale è di 106.848, 851 in meno rispetto alle 24 ore precedenti. Lo rende noto la Protezione Civile nella conferenza stampa delle 18. Sono 464 le persone decedute, invece, nelle ultime 24 ore. Il totale dei morti è di 25.549. Duemila e 267 le persone attualmente in terapia intensiva. Un decremento rispetto alle 24 ore precedenti di 117 unità. I guariti sono 3.033. Si tratta di un dato record. Dall’inizio dell’epidemia a sconfiggere il virus sono 57.576.
Numeri confortanti
“I numeri di oggi sono particolarmente confortanti”, ha dichiarato Angelo Borrelli. “Il numero dei dimessi e dei guariti supera i nuovi casi di contagio”.
A fargli eco è stato Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità (Css) e membro del Comitato tecnico scientifico (Cts): “Oggi è il quarto giorno consecutivo in cui il numero dei positivi è in calo. Il cosiddetto indice di contagiosità si attesta tra 0,5 e 0,7. L’ultima volta avevo parlato di un indice di 0,8″. “La fase 2 sia graduale e ponderata”.
Calano i ricoveri in terapia intensiva
“A far corso dal 5 aprile – ha proseguito il professore -, con la sola eccezione di una sola giornata, in tutti gli altri giorni c’è stata una riduzione dei pazienti ricoverati. Dal 3 aprile, costantemente, ogni giorno, c’è stata una riduzione dei pazienti in terapia intensiva per le funzioni vitali. Ancora più specificatamente, ricordo che il 3 aprile eravamo a 4.068 casi, oggi siamo 2.267”.
Il vaccino
“Quanto durerà la copertura vaccinale è una domanda irrisolta”. Serviranno “dei mesi prima di poter pensare alla commercializzazione di un vaccino”, prosegue Locatelli. “Oggi abbiamo evidenza che per due potenziali vaccini negli Usa, 1 in Regno Unito, in Germania e in Cina, c’è una fase avanzata di sviluppo, che non vuol dire affatto imminenza di circolazione ma messa a punto di approcci vaccinali per una risposta immunologica produttiva. Ci sono tutta una serie di fasi ineludibili per valutare la loro efficacia”.
Le scuole
I dati sono confortanti. Ma serve non cedere alla tentazione di riaprire tutto e subito. Per il presidente del Comitato superiore di sanità, infatti, fa ritornare i giovani a scuola significherebbe riportare l’indice del contagio, R con Zero, ben oltre l’1. “La scelta di mantenere l’interruzione delle lezioni è stata dettata dal fatto che la riapertura delle scuole in concomitanza con il ripristino delle attività produttive avrebbe comportato portare l’indice di R con zero oltre l’1”, ha spiegato.
(LaPresse)