Coronavirus, un morto in più

L’argomento è stato ormai consunto dai commenti di giornalisti ed esperti, vaccinologi ed epidemiologi di ogni scuola di pensiero, che spesso hanno risentito dell’impronta del pregiudizio più che del convincimento basato su osservazioni ed evidenze, orientati da una guerra sia tra scienziati che tra interessi economici configgenti. Questi ultimi hanno dimensioni finanziarie mai viste prima: Decine di Miliardi di € ballano intorno ai farmaci ed ai vaccini, il cui costo per dose è stato quai raddoppiato dalla Pfizer senza destare scalpore.

Occorre inoltre aggiungere gli investimenti su larga scala fatti da governi ed aziende farmaceutiche per uscire dalla crisi epidemica che non trova soluzioni di continuità, nonostante le reiterate promesse del governo e dei soliti esperti di regime. La partita, quindi, nel suo complesso, esorbita ampiamente sia il valore scientifico sia quello umanitario degli asseriti punti di vista. Se questo è, come le aride cifre ci dicono, non sarebbe male considerarlo un elemento di riflessione essenziale per la moderazione del dibattito. Spesso il confronto tra le due fazioni, quelle ciecamente propense a ritenere indefettibile la vaccinazione di massa come principale strumento di contenimento dell’epidemia e quelli che non credono nella funzione salvifica di tale pratica, sono intinte nel veleno. Un astio che crea incomunicabilità e l’uso di anatemi apocalittici da lanciare verso la fazione avversaria.

Una discriminazione violenta che esorbita la materia del contendere fino a sfociare in considerazioni moralistiche che nulla c’entrano con la disamina del problema. Spogliate dalla veste fideistica ed etica le posizioni assumono contorni meno ultimativi, riducendo di molto i toni da crociata, limando altresì le sicurezze ostentate dagli uni e dagli altri. Il governo purtroppo ci mette il becco e rinfocola gli animi dando vita ad una vera e propria campagna di emarginazione verso i dissenzienti ed i titubanti sulla modalità in atto per affrontare la pandemia. Chiunque osi contestare la linea governativa viene etichettato come persona socialmente pericolosa: un potenziale untorello manzoniano, irresponsabile ed incivile. Tuttavia i pronunciamenti dei Tar e del Consiglio di Stato accolgono le tesi degli agnostici e dei contrari, affermando la supremazia della libera scelta di cui è depositario il cittadino.

Il precetto costituzionale che non si debbano obbligare le persone a praticare cure senza il loro consenso, viene sancito e ribadito. Ma il problema non origina dal contrasto tra l’esercizio di diritti contrapposti, quanto sulla tetragona volontà dei governanti di affidarsi al pensiero unico, ad un unico modello di protezione dal morbo virale garantito dal Servizio sanitario. Non c’è dubbio alcuno che altri modelli di organizzazione sanitaria, l’utilizzo di altre terapie, di farmaci e presidi terapeutici, invocati da altri uomini di scienza, privati cittadini ed associazioni, siamo stati sempre ignorati.

Una protervia tipica della sussiegosa burocrazia ministeriale e dei comitati tecnici che essa egemonizza, quegli stessi organi tecnici che dopo decine di migliaia di morti consigliavano come cura la Tachipirina e la vigile attesa, quelli che denegavano la necessità di eseguire autopsie sui deceduti da Covid per determinare l’eziopatogenesi e l’intima natura delle morti. Si aggiunga a questo stato di cose la polemica e l’uso politico degli argomenti connessi alle decisioni governative ed il caos è garantito. Arrivano però due notizie degne di nota, che dovrebbero far scemare le sicurezze immarcescibili dei contendenti, tecnici di governo e dei governati stessi. La prima viene dall’Istituto farmacologico Mario Negri di Milano, autorevole ed autonomo centro di ricerca e sviluppo nazionale sui farmaci.

Alcune importanti case farmaceutiche sono in attesa di poter immettere sul mercato una serie di farmaci antivirali specifici ed ulteriori terapie con anticorpi monoclonali che renderanno la vaccinazione solo uno degli strumenti per vincere definitivamente la diffusione e la mutazione del Covid Sars 2. Autorevoli pareri di scienziati di fama nel campo della farmacologia basati su sperimentazioni di antivirali che hanno superato le ferree prove di efficacia, innocuità e sicurezza. Sembra vicina l’alba della possibilità di cambiare registro, migliorare le cure e le guarigioni da Covid 19. L’altra notizia, triste ed amara, è il suicidio di Giuseppe De Donno, l’ex primario di pneumologia dell’ospedale Carlo Poma di Mantova, che per primo, l’anno scorso, aveva iniziato la cure del Covid con le trasfusioni di plasma iperimmune. Attaccato da ogni parte si era dimesso e faceva il medico di famiglia. Anche una morte del genere dovrebbe essere messa in conto e suonare da monito per i saccenti ed i violenti dei vaccini ad oltranza. Occorre considerarla una morte inutile e tragica. Una in più tra quelle evitabili, in questa pandemia.

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