ROMA – Si parla di alloggi popolari, si parla di corruzione. Un’attività illecita che parte dall’alto, considerando anche il coinvolgimento di un dipendente comunale. Le forze dell’ordine hanno condotto un’attività di indagine al termine della quale sono scattati oggi i primi provvedimenti. Sei persone sono finite infatti agli arresti domiciliari nella Capitale nell’ambito della questione dell’assegnazione di alloggi popolari e locali commerciali dell’Ater.
Le accuse
I destinatari dei provvedimenti sono stati dunque ritenuti responsabili di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e accesso abusivo al sistema informatico. Come si diceva, l’attività illecita è partita dall’alto, tant’è vero che tra gli arrestati figurano anche un funzionario e un dipendente Ater oltre un dipendente del Comune. A mettere in atto le misure cautelari il commissariato di polizia Fidene e il gruppo Nomentano della polizia locale.
Il modus operandi dell’organizzazione
Per gli inquirenti gli arrestati avrebbero di fatto creato un canale parallelo proprio per l’assegnazione di alloggi Ater. Un sistema corruttivo per l’attribuzione di case e negozi che viaggiava su una rete illegale in violazione alle procedure previste con bandi ordinari. A quanto risulta dalle indagini, infatti, il tutto avveniva attraverso la produzione di false documentazioni per le graduatorie e, soprattutto, un accesso abusivo ai sistemi informatici e telematici.
Un business capace di svilupparsi su più fronti
Insomma un sistema collaudato che rappresenta dettagliatamente la delicata questione degli alloggi popolari capitolini. Sui quali il business si sviluppava anche su un diverso binario. Gli inquirenti hanno infatti scoperto che alcuni inquilini avevano trasformato la casa popolare in un alloggio privato, subaffittandola ad altre persone. Per loro probabile la condanna in carcere fino a sette anni per aver percepito indebitamente affitti dagli inquilini abusivi. Si parla di 14mila euro che, secondo le forze dell’ordine, rappresentano dunque provento di quella che è stata considerata truffa aggravata. L’immobile in questione, situato a Lavinio, è poi risultato essere stato assegnato ad un 69enne salernitano.