Soldi e case in cambio delle false testimonianze. Questa è l’accusa che ha indotto il procuratore aggiunto di Milano Tiziana Siciliano e il pm Luca Gaglio a chiedere una condanna a 6 anni di reclusione per Silvio Berlusconi (leader di Forza Italia ed ex Presidente del Consiglio, detiene un autentico impero imprenditoriale ed economico che include le aziende Mondadori e Mediaset) per corruzione in atti giudiziari, nell’ambito del processo Ruby Ter.
Sono 5 invece gli anni di pena richiesti per Karima El Mahroug, nota come ‘Ruby Rubacuori’, accusata di falsa testimonianza e corruzione in atti giudiziari. Al termine della requisitoria del processo presso il tribunale di Milano sono arrivate nel complesso 28 richieste di condanna, di cui 20 per le ragazze ospiti delle serate ad Arcore, per le quali, secondo l’accusa, Berlusconi avrebbe comprato il silenzio con una paga da 2500 euro al mese e con abitazioni in comodato d’uso in cui le ragazze avrebbero potuto alloggiare a spese del Cavaliere.
Chiesti 6 anni e 6 mesi anche per Luca Risso, ex fidanzato di Karima, mentre la Procura ritiene meritevole di assoluzione soltanto Luca Pedrini tra gli imputati. Particolarmente interessante è il profilo che il pm Gaglio traccia in merito a Karima, che “soffre in quel periodo di una vera e propria compulsione a spendere”, al punto che “più di così c’era solo da buttare i soldi dalla finestra”. Soldi che “le venivano consegnati, tramite il suo legale, da Berlusconi”.
Ruby, secondo la versione del pm, era ritenuta “inaffidabile” dall’ex premier, il cui progetto iniziale “era quello di non farla testimoniare”, ragion per cui “si incontrò con Maria Rosaria Rossi“, senatrice, imputata anche lei, “e ricevette i soldi per andare in Messico”, insieme all’allora fidanzato Risso, dove i due hanno avviato un’attività imprenditoriale e acquistato anche alcuni appartamenti.
La prova della volontà di non far testimoniare Ruby “emerge dal telefono Nokia della madre di Risso”. Ma come per Ruby, anche le altre ‘olgettine’ avrebbero ricevuto regali da Berlusconi per portare in tribunale la versione dei fatti più gradita al presidente. L’accordo, in particolare, sarebbe stato raggiunto in una riunione ad Arcore nel gennaio 2011, dopo una perquisizione all’interno degli appartamenti delle ragazze.
“Non sono sorpreso, – sottolinea l’avvocato Federico Cecconi, legale di Berlusconi – questo è un processo dove la Procura da anni continua con questa impostazione accusatoria e noi abbiamo argomenti solidi per arrivare all’assoluzione, il reato non c’è, tutto quello che è stato fatto oggetto di contestazione è smentibile”.