Il ‘re’ dell’eolico, Vito Nicastri, e i presunti favori di colletti bianchi alle sue imprese: sono i temi al centro dell’inchiesta della Dda di Trapani che ha messo sotto indagine 9 persone. Tra gli inquisiti c’è Armando Siri, sottosegretario leghista ai Trasporti.
Nicastri, già ai domiciliari pr concorso esterno a Cosa nostra, è stato raggiunto da un aggravamento della misura cautelare in carcere. Nonostante la misura restrittiva e il sequestro del suo impero finanziario, avrebbe continuato a gestire gli affari attraverso un familiare.
L’Antimafia di Trapani e le Procure di Roma e Palermo hanno acceso i riflettori su una serie di permessi gestiti dalla Regione Sicilia. Nicastri si sarebbe mosso per ottenere normative in grado di garantire nuovi finanziamenti al settore energetico.
E a Siri, infatti, viene contestata un’ipotizzata mazzetta da 30mila euro. Quella cifra destinata all’esponente del Carroccio sarebbe servita per far inserire nel decreto di programmazione finanziaria una norma tesa a sostenere il settore del mini eolico. Ma per consentire all’imprenditore siciliano di beneficiarne bisognava retrodatare la concessione al momento della costituzione di alcune sue società.
Nicastri è considerato dagli inquirenti un prestanome del latitante Matteo Messina Denaro.
Tra gli inquisiti anche il docente universitario Palo Arata, ligure come Siri: sarebbe stato lui, secondo la Dda, a far da tramite tra Nicastri e il sottosegretario. Al leghista non viene contestata l’aggravante mafiosa.
Questa mattina sono state eseguite numeroso perquisizione dagli agenti della Dia a Palermo e a Roma.
L’inchiesta ha innescato anche un altro filone di indagine seguito dalla Procura della Capitale. Al centro del filone laziale ci sono le frequentazioni romane di Arata.