La ricerca della “pelle perfetta” ha innescato una compulsione all’acquisto di nuovi prodotti di bellezza. Questo fenomeno, noto come dermorexia, è alimentato da ideali estetici irrealistici amplificati da filtri e immagini ritoccate sui social media. Il risultato è un ciclo di acquisti superflui che, oltre a rappresentare uno spreco economico, porta a conseguenze negative tangibili: invece di migliorare, la cute spesso peggiora a causa di irritazioni, acne e dermatiti.
La dermorexia è un disturbo psicologico che si manifesta con una fissazione su imperfezioni minime o inesistenti. Ciò che inizia come una sana abitudine di cura personale si trasforma in un’ossessione che limita la libertà individuale, trasformando pori, rughe sottili e lievi discromie in una fonte di ansia costante. I comportamenti tipici includono controlli ossessivi allo specchio e un uso compulsivo di trattamenti aggressivi.
Questo comportamento è sostenuto da un contesto culturale preciso. L’industria cosmetica lancia continuamente nuovi prodotti “indispensabili”, mentre il marketing sfrutta un linguaggio pseudo-scientifico per vendere promesse di perfezione. I social media, con i loro volti levigati e privi di difetti, normalizzano uno standard irraggiungibile, rendendo i giovani particolarmente vulnerabili e trasformando la cura di sé in un terreno fertile per l’ansia.
L’eccesso di cure, o “over-skincare”, ha un duplice impatto negativo. Da un lato, danneggia la barriera cutanea, lo strato protettivo che mantiene l’idratazione, causando rossori e acne. Dall’altro, alimenta un ciclo di iperconsumo con gravi conseguenze ambientali. L’acquisto continuo di prodotti, spesso confezionati in plastica, genera un’enorme quantità di rifiuti, trasformando un desiderio di benessere in una pratica dannosa per la salute personale e per il pianeta.
Si crea così un paradosso: la pelle peggiora proprio perché viene “curata” in modo eccessivo e scorretto, seguendo mode anziché pareri medici. I dermatologi segnalano che adolescenti e pre-adolescenti (11-14 anni) sono tra i più a rischio, spinti da routine complesse viste su TikTok e Instagram, del tutto inutili per la loro giovane età.
Per invertire questa tendenza, è fondamentale spostare l’obiettivo da “pelle perfetta” a “pelle sana”, accettando che l’epidermide reale ha una sua texture. Un approccio sostenibile prevede una routine semplice, con pochi prodotti scelti con criterio: un detergente delicato, un idratante adatto e una protezione solare costante. Questa filosofia minimalista non solo rispetta l’equilibrio della cute, ma riduce anche gli sprechi, promuovendo scelte di consumo più consapevoli.




















