Covid, si cambia. Dopo le proteste in diverse città, la Cina è l’ultimo grande Paese ad allentare le misure per il contenimento del virus. Niente di paragonabile alla decisione di convivere con il coronavirus presa da tempo dall’Occidente, ma una decisa inversione di tendenza rispetto alla strategia zero-Covid attuata da parte del governo di Pechino dopo lo scoppio della pandemia a Wuhan. A trasformare il diffuso malcontento in proteste è stata la morte di dieci persone a causa di un incendio in un edificio residenziale di Urumqi, nello Xinjiang, lo scorso 26 novembre. Una tragedia che ha scatenato la rabbia degli abitanti, che hanno accusato i soccorsi di essere arrivati tardi a causa dei rigidi blocchi che paralizzavano la città, con diversi quartieri che al momento del rogo si trovavano in lockdown. A questo si aggiungono i dati negativi fatti registrare dall’economia cinese, con un crollo a novembre delle importazioni e delle esportazioni. Un trend sul quale hanno influito le continue chiusure per contenere i focolai del virus, che hanno rallentato gli affari e confinato milioni di persone in casa per settimane.
L’input dato dal governo centrale ai funzionari locali è quello di “prendere misure rigorose e dettagliate per proteggere la vita, la sicurezza e la salute delle persone”, ma allo stesso tempo “ridurre al minimo l’impatto dell’epidemia sullo sviluppo economico e sociale”.
Ora coloro che risultano positivi al virus potranno isolarsi a casa e le scuole dove non ci sono stati focolai devono tornare all’insegnamento in presenza. Verrano inoltre limitati i blocchi a edifici, distretti e quartieri. Le strutture pubbliche, a eccezione dei ‘luoghi speciali’ come istituti scolastici, ospedali e case di cura, non richiederanno più ai visitatori di produrre un codice sanitario su un’app che tiene traccia dei loro test antivirus e se sono stati in aree ritenute ad alto rischio di infezione. Già a partire da lunedì i pendolari di Pechino e di almeno altre 16 città sono autorizzati a salire a bordo di autobus e metropolitane senza un test effettuato nelle 48 ore precedenti, per la prima volta da mesi.
Grandi centri industriali, tra cui Guangzhou, hanno riaperto mercati e attività commerciali e revocato la maggior parte delle limitazioni ai movimenti delle persone, mantenendo le restrizioni nei quartieri dove venivano registrate infezioni. Inoltre, la scorsa settimana il governo ha annunciato un vasto piano per vaccinare milioni di persone tra i 70 e gli 80 anni.
Gli ultimi cambiamenti sono “piccoli passi” in un processo graduale volto a porre fine alle restrizioni, ha affermato Liang Wannian, membro di un gruppo di esperti che fornisce consulenza alla Commissione sanitaria nazionale. “Lo esamineremo, studieremo, giudicheremo e analizzeremo di nuovo”, ha aggiunto, precisando che l’obiettivo del governo è quello di “tornare allo stato prima dell’epidemia”, ma ciò “deve avere delle condizioni”. L’allentamento alle restrizioni è arrivato nonostante un nuovo picco di infezioni.
Nell’ultimo bollettino le autorità hanno segnalato 25.231 nuovi casi, di cui 20.912 senza sintomi. Dall’inizio della pandemia il bilancio ufficiale delle vittime in Cina è di sole 5.235 persone, rispetto agli 1,1 milioni di morti degli Stati Uniti.
Di Andrea Capello