MILANO – In un periodo in cui l’attenzione è concentrata sulla campagna vaccinale, rischia di passare in secondo piano il tracciamento dei nuovi casi di Covid in Italia. I contagi continuano a scendere, così come i decessi, ma a fronte di numeri sempre più bassi di tamponi. Un aspetto sul quale lancia l’allarme anche la Fondazione Gimbe, che monitora l’andamento della pandemia nel nostro Paese.
Casi e decessi
Nelle ultime 24 ore sono stati 59 i decessi legati al Coronavirus, in linea con mercoledì (62) e quindi ancora in forte calo rispetto alle settimane precedenti. Sono invece 1.968 i nuovi casi. Ma a fronte di pochissimi test: 97.633 (complice il giorno festivo per il 2 giugno), con un tasso di positività che risale al 2%.
Buone notizie arrivano ancora dagli ospedali: 41 ricoveri in meno nelle terapie intensive (ora sono 892) e 141 nei reparti ordinari (in totale oggi i ricoverati con sintomi Covid sono 5.717).
Decessi e ricoveri in calo
Anche il monitoraggio della Fondazione Gimbe conferma che i decessi sono in calo nell’ultima settimana. Segno meno anche per le terapie intensive, -334 (-25,2%), ricoverati con sintomi a -2.365 (-27,6%), pazienti in isolamento domiciliare a -39.695 (-15,4%) così come i casi attualmente positivi a -42.394 (-15,8%). In particolare, grazie alle coperture vaccinali degli over 60 crollano in due mesi ricoveri (-79%) e terapie intensive (-74%).
Calo dei tamponi
“Da 11 settimane consecutive si conferma il trend in discesa dei nuovi casi, sia per la ridotta circolazione del virus, come dimostra la riduzione del rapporto positivi/casi testati, sia per la diminuzione dell’attività di testing”, commenta Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. Proprio il calo netto dei tamponi nelle ultime 3 settimane, con un -34%, è una delle criticità sottolineate dalla Fondazione. In dettaglio il numero di persone testate settimanalmente, stabile sino alla prima decade di maggio, si è ridotto nelle ultime 3 settimane da 662.549 a 439.467 (-33,7%). Nello stesso periodo sono state testate, con tampone molecolare o antigenico, in media 120 persone/die per 100mila abitanti con nette differenze regionali: da 199 del Lazio a 49 della Puglia.
“Purtroppo – spiega Cartabellotta – i criteri per conquistare e mantenere la zona bianca, disincentivano le Regioni a potenziare le attività di testing e a riprendere il tracciamento, proprio nel momento in cui i numeri del contagio permetterebbero di utilizzare un’arma mai adeguatamente utilizzata”.
(LaPresse/di Claudio Maddaloni)