Covid, il direttore del laboratorio cagliaritano: così abbiamo scoperto la variante sarda

Sul rapido peggioramento della situazione contagi in Sardegna, Coghe non ha dubbi che si tratti di una diretta conseguenza delle tre settimane di zona bianca di cui l'isola ha potuto godere, pagandole ora a caro prezzo

CAGLIARI – La variante sarda del Covid, come è stata ribattezzata perché mai individuata in altre parti d’Italia, è stata scoperta dal laboratorio analisi del policlinico di Monserrato, alle porte di Cagliari, processando i tamponi di 4 pazienti sardi, tre della stessa famiglia. Uno dei 4, il più anziano, è morto, gli altri tre sono curati in casa. “Tecnicamente, la variante sarda si chiama A.27, l’abbiamo isolata per la prima volta lo scorso 18 marzo”, spiega a LaPresse il direttore del laboratorio che ha fatto la scoperta, Ferdinando Coghe.

“Fino a quel momento era sconosciuta in Italia, si aveva notizia di qualche caso all’estero, in Slovenia, Francia, Svizzera e Regno Unito. La variante A.27 presenta un mix di due mutazioni, la N501Y e la L452R che, in combinazione con alcune mutazioni aggiuntive, sembrano responsabili di una maggiore trasmissibilità del virus”, aggiunge Coghe. Che ha fatto il sequenziamento insieme al collega Germano Orrù, responsabile del servizio di Biologia molecolare, e i loro team.

La scoperta della variante

Procedimento lungo e complicato, quello dell’individuazione delle varianti. Possibile al policlinico di Cagliari grazie all’acquisizione da parte dell’Aou di una sofisticata piattaforma per il sequenziamento genico in Next Generation Sequencing (NGS) con processività medio-alta. “Individuare le varianti è molto importante – spiega ancora Coghe – prima di tutto per valutare la capacità di diffusione e la possibile resistenza ad anti virali e vaccini. Poi per supportare il mondo politico nelle decisioni da prendere per contenere il contagio”.

L’efficacia dei vaccini

Ma i vaccini sono efficaci o no contro le varianti? “L’unica certezza è che alcune varianti possono ridurre l’efficacia del vaccino. Ma va anche detto che al momento i vaccini funzionano, poi è vero che il virus muta ma noi abbiamo comunque la possibilità di modificare i vaccini, come si fa con gli antinfluenzali. Certo, se poi il virus riuscisse ad aggirare completamente il sistema immunitario, allora ci troveremmo di fronte a un virus che muta con una tale rapidità da rendere inutile qualunque vaccino, come nel caso dell’Hiv”.

“Insomma, se il virus muta, noi dobbiamo essere rapidi, inseguirlo e mutare anche noi, trovando strade più efficaci per combatterlo. È sempre bene però ricordare – sottolinea Coghe – che i vaccinati non si ammalano ma possono trasmettere il virus, ed è proprio in quel passaggio che si formano le varianti, che rischiano di rendere inutile quanto fatto fino a quel momento. Ecco perché è fondamentale che anche i vaccinati continuino a usare tutte le misure di protezione, dalle mascherine al distanziamento”.

La situazione in Sardegna

Sul rapido peggioramento della situazione contagi in Sardegna, Coghe non ha dubbi che si tratti di una diretta conseguenza delle tre settimane di zona bianca di cui l’isola ha potuto godere. Pagandole ora a caro prezzo. “In questo momento siamo come un pugile che sale su un ring con un avversario difficile: appena abbassa la guardia, l’avversario lo stende. Ecco, abbiamo abbassato la guardia con la zona bianca e ora ne paghiamo le amare conseguenze. Credo sia utile a questo punto eliminare i colori e utilizzare il buon senso, ma servono i controlli, in tutto il territorio nazionale. Non possiamo vivere sotto una campana di vetro, perché poi appena la tolgono è peggio di prima. Ma se rispettiamo poche regole – conclude Coghe – possiamo riuscire a tenere la situazione sotto controllo”.

(LaPresse/di Sara Panarelli)

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