Covid, Inail: costa in media un mese di assenza ad ogni lavoratore

Sono 191.046 i contagi Covid sul lavoro dall'inizio della pandemia, un sesto del totale delle denunce di infortunio da gennaio 2020.

Inail

ROMA – Sono 191.046 i contagi Covid sul lavoro dall’inizio della pandemia, un sesto del totale delle denunce di infortunio da gennaio 2020. Per ogni infortunato Covid, si calcola un’assenza media dal posto di lavoro di 30 giorni. Lo rileva l’Inail nella rilevazione della Consulenza statistico attuariale, specificamente dedicata al Covid-19, dove riporta per la prima volta anche i dati sulle infezioni di origine professionale riconosciute e indennizzate dall’Istituto dall’inizio della pandemia.

Al 31 dicembre 2021 – spiega l’Inail – l’83% di tutte le denunce è stato riconosciuto positivamente, generando nel 96% dei casi un indennizzo, portando l’inabilità temporanea riconosciuta per ogni tipo di indennizzo a sfiorare il tetto delle quattro milioni di giornate. Per i decessi, invece, la percentuale di riconoscimento si attesta provvisoriamente al 63%. E infatti, il 99% degli indennizzi sono inabilità temporanee, mentre le menomazioni permanenti non oltrepassano lo 0,7% e le rendite a superstiti per casi mortali lo 0,3%.

L’istituto precisa che “Rispetto ai 185.633 contagi del monitoraggio di fine novembre i casi in più sono 5.413 (+2,9%), di cui 4.490 riferiti a dicembre, 613 a novembre e 60 a ottobre scorsi, mentre gli altri 250 casi sono per il 62,4% riferiti agli altri mesi del 2021, e il restante 37,6% al 2020” e che nel 2021 i casi di contagio denunciati all’Inail, “benché non consolidati, sono diminuiti del 71,3% rispetto all’anno precedente, mentre il calo dei casi mortali è stato del 57,2%”.

I decessi sul lavoro da nuovo coronavirus segnalati all’Istituto dall’inizio della pandemia – si legge nel Csa – sono 811, pari a un quarto degli infortuni sul lavoro con esito mortale denunciati da gennaio 2020, con un’incidenza dello 0,6% rispetto al complesso dei deceduti nazionali da Covid-19 comunicati dall’Iss. Quindi 14 casi mortali in più – di cui solo uno avvenuto a dicembre e i restanti 13 riconducibili ai mesi precedenti (otto nel 2021 e cinque nel 2020) – rispetto ai 797 rilevati dal monitoraggio mensile precedente.

Oltre un quarto dei decessi (25,8%) è avvenuto tra il personale sanitario e socio-assistenziale, precisa l’Istituto. Particolarmente alta, nel computo dei morti, la quota degli uomini (82,5%) e dei lavoratori tra i 50 ed i 64 anni di età (71%), a cui seguono gli over 64 (18,6%) e la fascia di età tra i 35 ed i 49 anni (9,8%). Gli under 35, invece, registrano una percentuale decisamente più bassi, pari allo 0,6%. I lavoratori stranieri sono il 9,6% del totale. Ad essere più colpite, le comunità peruviana (15,4% dei decessi occorsi agli stranieri), albanese (11,5%) e rumena (7,7%).

I decessi non toccano tutte le aree della penisola con la stessa intensità: il report evidenzia infatti che più di un terzo dei casi mortali è concentrato nel Nord-Ovest (36,1%), seguito da Sud (26,1%), Centro (18,1%), Nord-Est (12,9%) e Isole (6,8%). Ma è Napoli (con l’8%) la provincia che ha contato più decessi dall’inizio della pandemia , seguita a stretto giro da Roma (7,8%), Milano (6,5%) e Bergamo (6,3%)e poi da Torino (4,1%) e Brescia (3,9%). Più giù Cremona e Genova, entrambe al 2,3%, Bari, Caserta e Palermo al 2,1%, e infine Parma e Salerno con il 2% ciascuna.

Tuttavia, l’Inail puntualizza che, prendendo in considerazione tutti i contagi sul lavoro, il rapporto tra i generi si inverte, con una quota di lavoratrici contagiate – sul totale dei casi denunciati – pari al 68,3%. La componente femminile, in particolare, supera quella maschile in tutte le regioni, a eccezione della Calabria, della Sicilia e della Campania, dove l’incidenza delle donne sul complesso delle infezioni di origine professionale è pari, rispettivamente, al 49,1%, al 46,1% e al 44,4%. Il dettaglio per classe di età mostra inoltre come il 42,3% del totale delle denunce riguardi la classe 50-64 anni, seguita dalle fasce 35-49 anni (36,6%), under 35 anni (19,2%) e over 64 anni (1,9%).

di Martina Regis

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