Covid, pediatri: “Necessarie nuove norme su quarantene, vaccini e scuola”

"Se è possibile vaccinare il bambino in quarantena, il ministero deve dirlo chiaramente"

Foto Claudio Furlan - LaPresse

ROMA – Le quarantene rallentano le vaccinazioni anti-covid della fascia 5-11, proprio nel pieno della quarta ondata e i pediatri corrono ai ripari chiedendo nuove disposizioni al ministero.

“Se è possibile vaccinare il bambino in quarantena, il ministero deve dirlo chiaramente”, evidenzia Teresa Rongai, segretario romano della Federazione italiana medici pediatri. “Al momento siamo tenuti a rimandare la seconda dose se i piccoli hanno avuto un contatto fino a 10 giorni prima – chiarisce – ma servono indicazioni precise per una immunizzazione urgente. Tra l’altro, anche se un bambino viene vaccinato dopo un contagio, cosa che accade spesso senza che nessuno lo sappia, considerato il numero degli asintomatici, non succede nulla”.

Sono 332.517 i ragazzi di età compresa tra 5 e 11 anni che hanno completato il ciclo anti-Covid, mentre oltre un milione ha già effettuato almeno la prima dose (il 29% del totale).

“Non siate esitanti, per il bene che tutti i pediatri vogliono ai vostri bambini, vaccinateli”, è l’invito di Giuseppe Di Mauro, presidente della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps), che aggiunge: “Solo così i vostri figli potranno vivere una vita sociale più serena a scuola, in famiglia e con i nonni”.

Eppure sono ancora tanti i genitori ancora indecisi, che per il vaccino aspettano anche perché, a differenza dei ragazzi sopra i 12 anni, per i piccoli non esiste alcun obbligo di green pass.

“La vaccinazione dà vantaggi, non solo sanitari, che non possono riguardare solo gli adulti – sottolinea Rongai – Il governo ci dica cosa dobbiamo fare, anche perché ogni giorno i genitori si lamentano delle quarantene ‘lunghe’ a cui sono sottoposti i bambini vaccinati, mentre tutti gli altri studiano e lavorano in ‘autosorveglianza’. Questa distinzione non incoraggia le vaccinazioni pediatriche”.

L’invito resta quello di vaccinare, il prima possibile, anche i piccoli, perché “essendo un virus sinciziale a medio-lungo termine – dice Di Mauro – questo causa una cascata infiammatoria di cui non possiamo prevedere le conseguenze a livello cardiaco e respiratorio”.

Ma restano i timori di molti, anche perché “sui vaccini sono state date troppe informazioni sbagliate, mentre dovrebbe arrivare chiaro un messaggio di sì al vaccino – conclude Rongai – So di pediatri che hanno dubbi e li hanno perché non sono preparati, ma un medico che ha dubbi fa un grave danno. Su questo tema le voci non possono essere discordanti”.

Di Alessandra Lemme

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