Covid, italiana a Shanghai: “Lockdown scelta dura, la città non sarà più la stessa”

I 26 milioni di abitanti di Shanghai sono in lockdown dal 5 aprile. La politica 'covid zero' della Cina ha 'chiuso' la megalopoli, in questo momento l'unica città del mondo che si trova a vivere sotto le massime restrizioni possibili a causa della pandemia.

ROMA – I 26 milioni di abitanti di Shanghai sono in lockdown dal 5 aprile. La politica ‘covid zero’ della Cina ha ‘chiuso’ la megalopoli, in questo momento l’unica città del mondo che si trova a vivere sotto le massime restrizioni possibili a causa della pandemia. In città ci sono circa 5mila italiani. Fra di loro anche Ambra Schillirò giornalista e imprenditrice che ci vive e lavora da 12 anni. Da profonda conoscitrice di Shanghai ammette che dopo il confinamento “la città non sarà più la stessa” anche se “non so dire se in male o in bene perché questo luogo è capace di stupire sempre”.

Attualmente Shanghai è divisa in tre zone con diversi gradi di restrizione. “Per ora si va avanti così – spiega – per quanto riguarda invece la fine totale del lockdown dipenderà tutto dai contagi. Dubito che possa accadere prima di fine aprile, inizio maggio”. Nel frattempo bisogna convivere con le restrizioni. Schillirò ha deciso di fare la volontaria “porto il cibo nel quartiere, specie alla persone anziane”, racconta.

In generale per quanto riguarda la fornitura di generi alimentari “la situazione dipende molto da condominio a condominio. Nel mio, ad esempio, questo problema non c’è”. E riguardo alle quarantene da passare in alcuni compound ‘blindati’ dalle forze dell’ordine “si sta cercando di implementare le quarantene casalinghe, specie per i close contact”. Una strada intrapresa anche per i malumori rappresentati dai cittadini “specie online” che, alla lunga, “hanno portato a dei risultati”.

Varie associazioni italiane presenti in loco, regionali piuttosto che sportive, stanno poi facendo squadra insieme al Consolato, “che ci sta aiutando molto” per aiutare i connazionali in città. “Praticamente facciamo acquisti comuni e li facciamo arrivare a casa di un volontario poi da lì tramite i corrieri li distribuiamo”, spiega. E in merito a come gli italiani a Shanghai stiano vivendo la situazione “non si può generalizzare – dice – alcuni sono molto sereni altri più insofferenti è una questione puramente caratteriale”.

di Andrea Capello

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