MILANO – “La Lombardia non si è mai discostata dal piano vaccinale nazionale e dalle priorità indicate. Siamo stati i primi a completare la prima dose agli operatori sanitari e agli ospiti delle residenze per anziani. Abbiamo somministrato quasi un milione di dosi agli over 80 e siamo al primo posto per copertura vaccinale di quelle persone così duramente colpite dal Covid in questi mesi”. Così, in un’intervista al Corriere della Sera, la vicepresidente della Lombardia e assessora al Welfare Letizia Moratti. Che propone un Centro di coordinamento nazionale per la prevenzione delle malattie infettive.
Lunedì scorso è partita la vaccinazione per i settantenni, “contiamo di chiudere la somministrazione della prima dose entro due settimane. Ma era intuitivo che qui la vaccinazione di anziani e persone fragili comportasse più tempo: per loro non abbiamo guardato alle classifiche ma a mettere in sicurezza ospedali e Rsa e a proteggere le fasce d’età più in pericolo”, mentre sui disguidi legati alle mancate prenotazioni spiega: “Ho avuto da subito molti dubbi su Aria, un sistema che non operava in cloud. Ma all’inizio ho voluto dare fiducia a una struttura regionale, pur facendo inserire clausole rescissorie chiare. Con le gravi criticità emerse ho deciso il cambiamento. L’affidamento a Poste italiane, senza costi, mi sta dando ragione”.
In questi primi cento giorni in Regione, afferma Moratti, “ho gia compiuto molte scelte, resto convinta di quel che ho fatto. Persino della tanto criticata, ma certamente fraintesa e strumentalizzata frase sul Pil. Non ho mai pensato lontanamente di legare le vaccinazioni al reddito delle persone”; “la mia era una riflessione che voleva tener conto delle attività produttive, naturalmente avendo messo in sicurezza le categorie più fragili. Oggi vedo con piacere che quella riflessione ha trovato un’ampia eco e il tema della ripresa sociale ed economica, grazie alle vaccinazioni, è dibattuto ovunque”.
La lezione del Covid è “rafforzare la medicina sul territorio. La pandemia ha evidenziato la necessità delle cure primarie, della valorizzazione dei medici di medicina generale, la necessità di aggregazioni in cooperative e la creazione di ambulatori in cui varie figure specialistiche possano lavorare in sinergia e in diretto collegamento con gli ospedali”, prosegue Moratti, “in Lombardia puntiamo a diventare punto avanzato di ricerca biomedica e anche di mettere a frutto il know how che dolorosamente ci siamo costruiti sulle malattie infettive. Nelle linee di programma c’è un Centro di coordinamento nazionale per la prevenzione delle malattie infettive. Un grande progetto, perché prevenire vuol dire anche avere un occhio attento ad aspetti come cambiamenti climatici, decadimento della biodiversità e della qualità dell’ambiente, al traffico degli animali che possono costituire i prodromi per zoonosi, spillover e catastrofiche pandemie, come quella che stiamo attraversando”.
(LaPresse)