Oms, Nature e esperti da ogni parte d’Italia e non solo danno ragione a Giulio Tarro. L’ex primario del Cotugno nei giorni scorsi aveva parlato del caldo come di una chiave per sconfiggere il virus, bocciando la logica del lockdown a tutti i costi. E ieri, facendo il punto con ‘Cronache’, ha ribadito che per queste ragioni bisogna puntare forte sulle terapie sierologiche.
E’ la strada migliore anche perché Nature, la più autorevole rivista scientifica al mondo, ha confermato che il 100% dei pazienti contagiati sviluppa gli anticorpi a lungo termine, come Tarro aveva spiegato su queste colonne nei giorni scorsi. E anche su un altro tema il virologo ha avuto ragione su tutta la linea: restrizioni così dure non sono sempre necessarie.
L’Oms, infatti, ha approvato la gestione della crisi da parte della Svezia, che ha scelto di non ricorrere a un lockdown totale. E poi il caldo. Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova ha confermato a ‘Libero’ che a “a giugno potremo considerare questo focolaio epidemico concluso”.
Dottor Tarro, in queste ore si parla di un vaccino italiano contro il coronavirus. Speranza o illusione?
Si presume possa essere un vaccino in corso di produzione di buon livello, gli esperti che ci stanno lavorando furono già capaci di affrontare bene l’ebola, sebbene il vaccino finale sia stato realizzato in Canada. Si tratta di persone molto competenti.
Uno studio dell’Università Charité di Berlino pubblicato su Nature sostiene che il virus ama il freddo secco, lei lo aveva detto tempo fa.
Sì, ho sempre sostenuto questo e ho detto che il pericolo maggiore per il virus è il caldo secco. E’ il miglior antivirale disponibile al momento.
L’approccio senza troppe restrizioni della Svezia è stato approvato dall’Oms, anche l’Italia avrebbe dovuto seguire questa strada?
Già dall’inizio ho sostenuto che la strategia sarebbe stata quella di isolare gli anziani e i soggetti affetti da altre malattie, senza imporre lockdown generali. E’ stato fatto in Svezia ma non solo. E’ certamente una decisione che ha consentito di tutelare la salute senza rovinare l’economia.
Cosa pensa delle classifiche degli esperti fatte sulla base delle citazioni accademiche?
Penso siano artefatti del momento. Oggi i dati relativi ai valori di ricerca dipendono molto dai numeri che però sono alterati sostanzialmente dai tanti lavori collettivi che vengono fatti. Un tempo funzionava diversamente e questo crea una sperequazione sotto l’aspetto della valutazione. Oltre a Scopus, poi, ci sono altre piattaforme come ResearchGate in cui ricevo settimanalmente citazioni, ho fatto lavori per riviste che un tempo erano importanti e oggi non esistono più. L’importante è scoprire e dare risposte scientifiche, il resto è una moda del momento che serve a poco.
La Fase 2 è stata impostata bene da parte del governo?
Diciamo pure che per il Centro Sud e le isole maggiori è persino tardiva. I numeri sono diversi dal Nord, le regioni del Mezzogiorno meritavano più libertà. In Calabria il Covid ha inciso poco e per questo il governatore ha spinto per riaprire prima. Il Nord, invece, è stato duramente colpito, il fiore all’occhiello della sanità italiana ha sofferto. Il disastro è stato provocato da fattori come i maggiori scambi commerciali con la Cina, il forte inquinamento, il mancato utilizzo di sistemi di protezione e terapie che si sono ben presto rivelate efficaci. La risposta, insomma, non è stata molto efficace.
Quali sono i prossimi passi da fare?
Completare quello che si sta facendo puntando sulla sieroterapia. A Mantova sta andando molto bene, so che anche a Pavia, Bolzano, Cosenza, allo Spallanzani di Roma, si stanno facendo dei progressi importanti. E’ la migliore strada in attesa del vaccino ed è anche la più naturale. Già Pasteur l’aveva ipotizzato e questo sistema di cure ha funzionato su tante malattie infettive, come la sindrome respiratoria mediorientale (la Mers, ndr). Il vaccino si basa sugli anticorpi che funzionano contro un virus e la sieroterapia può rivelarsi efficacissima nella prima fase di una emergenza come quella del coronavirus.
Auspica, quindi, l’estensione all’intero Paese di questa sperimentazione?
Certo, così si esce dal panico generato in queste settimane. I test, per altro, consentono di valutare presto i contagiati, che possono quindi essere sottoposti anche alle terapie con antivirali blandi che hanno dato buoni risultati nella prima fase. E’ questa la strada migliore da seguire per l’Italia.