MILANO – Un taglio del fatturato di 38,5 miliardi di euro, pari a circa la metà dell’intero settore, per ristoranti e alberghi a causa del Covid nel biennio 2020-2021. È la stima dell’Osservatorio sui bilanci della Federazione e del Consiglio nazionale dei commercialisti per le oltre 74mila società di capitali di questo comparto, con oltre 670mila dipendenti e quasi 49 miliardi di fatturato a valori 2019. Nel 2021 il fatturato complessivo delle società di capitali è previsto ridursi del 35%, contro il -44,2% del 2020. In particolare, nel settore degli alberghi, nel 2021 si registrerebbe una perdita del 43,1%, a fronte del -50,1% del 2020, mentre nel settore della ristorazione la perdita 2021 sarebbe pari al 20%, a fronte di un calo del fatturato nel 2020 del 40,3%.
La stima considera graduali riaperture grazie ai vaccini e prevede un forte recupero nel terzo trimestre di quest’anno che, in alcuni casi, raggiunge il 90% dei livelli pre-Covid, e un buon recupero anche nel quarto trimestre che, però, soprattutto per il settore degli alberghi, dovrebbe risentire ancora in maniera fortemente negativa il crollo degli arrivi dall’estero. Complessivamente, nel biennio il settore dell’alloggio registrerebbe un calo complessivo di 17,5 miliardi di euro, mentre quello della ristorazione una flessione di 21 miliardi di euro.
Di fronte a queste cifre monstre non stupisce che gli operatori sollecitino ulteriori interventi da parte del governo, sia sul fronte sostegni che su quello delle linee guida per locali e hotel. Ristoratori e piccoli produttori hanno organizzato domenica un sit-in a Città della Pieve, in provincia di Perugia, nelle vicinanze della casa del premier Mario Draghi, a cui hanno partecipato in un centinaio allestendo simbolicamente un pranzo. Tra i partecipanti anche lo chef Gianfranco Vissani, che ha rinnovato la richiesta di ristori certi e una maggiore attenzione alle piccole realtà che sono state pesantemente colpite dalle chiusure. “Chiedo un incontro con Draghi, a nome dei ristorati pacifici, delle cantine e dei produttori”, sottolinea parlando con LaPresse, “siamo a -3 la notte, chi ci mangia fuori? Aprono i cinema al chiuso e i ristoranti no? Con tutti gli allestimenti che abbiamo fatto nel 2020, i plexiglass, perchè non possiamo aprire? Non siamo grandi gruppi, la maggior parte dei ristoranti è a conduzione familiare, non possiamo sopravvivere così”.
Di Silvia Caprioglio