Covid, Pregliasco: mantenere le mascherine in luoghi chiusi

"Per il momento è assolutamente consigliabile mantenere l'uso delle mascherine, meglio se Ffp2, nei luoghi chiusi e nelle situazioni a rischio come strumento di protezione individuale"

Fabrizio Pregliasco (Foto Cosima Scavolini/Lapresse)

MILANO – “Per il momento è assolutamente consigliabile mantenere l’uso delle mascherine, meglio se Ffp2, nei luoghi chiusi e nelle situazioni a rischio come strumento di protezione individuale. Questo vale soprattutto per i soggetti fragili. In termini precauzionali sicuramente sarebbe meglio che si continuasse anche a portare la mascherina in classe fino al termine dell’anno scolastico”. Lo dichiara il professor Fabrizio Pregliasco, associato di igiene generale ed applicata presso la sezione di Virologia del Dipartimento di scienze biomediche per la salute dell’Università degli studi di Milano, direttore sanitario Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi e direttore scientifico di Osservatorio Influenza attivo dal 2015 grazie al contributo incondizionato di Seqirus, Chiesi Italia e GSK.

Per Pregliasco “gli anziani e i fragili rimangono i più esposti alle conseguenze gravi dell’infezione in caso di contatto con un positivo, ecco perchè mantenere una risposta anticorpale elevata è certamente importante e ancora fondamentale nella popolazione anziana e con malattie pregresse. In autunno, poi, sarà necessaria una nuova dose per tutti. Una vaccinazione da fare una volta l’anno per cercare di fermare il boom dei contagi, così come avviene con il vaccino antinfluenzale”.

“L’autunno – continua il virologo – sarà un momento delicato e difficile, perché ci saranno le condizioni favorevoli per la propagazione del virus, ma per allora si spera di avere dei vaccini aggiornati. In autunno dovremo fare i conti anche con l’influenza che già quest’anno è tornata a farsi sentire, colpendo soprattutto i giovani, la categoria che non fa il vaccino stagionale, e regalandoci un colpo di coda anomalo anche in queste ultime settimane soprattutto con forme gastrointestinali, complice una stagione primaverile partita con forte ritardo. Per la prossima stagione influenzale è stato già deciso quali ceppi influenzali includere per la copertura dei vaccini, due dei quali sono diversi dalla scorsa stagione”.

“Ci troviamo purtroppo ad avere a che fare con un virus instabile e imprevedibile – chiude il professore – con una capacità di generare nuove varianti sempre più rapida. Di sicuro la vaccinazione dimostra un’oggettiva diminuzione delle forme gravi di malattia, ma sarà necessario altro tempo prima di poter considerare il Covid-19 come un virus endemico, tipo quello dell’influenza che si presenta esclusivamente nei mesi invernali”.

(LaPresse)

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