Covid, Sileri: dobbiamo credere nel green pass, no ai tamponi all’ingresso in Italia

"E' doveroso che l'Italia, così come fanno già Spagna e Francia, non chieda tamponi all'ingresso oltre al green pass"

Foto Mauro Scrobogna / LaPresse Nella foto: il Viceministro della Salute Pierpaolo Sileri

ROMA – “E’ doveroso che l’Italia, così come fanno già Spagna e Francia, non chieda tamponi all’ingresso oltre al green pass. Lo ha detto il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, rispondendo ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” su Radio Cusano Campus. “Ho fatto questa richiesta diverse settimane fa, ma è innegabile la lentezza del ministero a rispondere a un quesito molto semplice”, riferisce. “Dobbiamo credere nel green pass”, aggiunge. La questione, secondo il sottosegretario alla Salute, va ben oltre il turismo e si estende a tutti coloro che hanno ricevuto vaccini non ufficialmente approvati dall’Ema. “Abbiamo diversi concittadini – dice Sileri – che, vivendo stabilmente in altre nazioni, hanno fatto lo Sputnik o il vaccino cinese. Hanno sicuramente gli anticorpi e devono tornare in Italia perché magari sono 1 anno e messo o due che, a causa della pandemia non lo fanno. Al momento il loro vaccino non viene riconosciuto perché non è stato approvato dall’ente regolatorio europeo, sebbene sia stato approvato in altre nazioni europee. Lo Sputnik, ad esempio, in Ungheria. Allora la soluzione che ho proposto già diverse settimane fa, la cui risposta si fa attendere da troppo tempo, è: visto che il vaccino non è stato approvato dall’Europa, è sufficiente una certificazione che attesta la presenza di anticorpi”.

 Stesso discorso per coloro che hanno fatto il vaccino di Reithera. “Ci sono centinaia di italiani che, desiderosi di aiutare l’Italia, si sono offerti volontari per farsi somministrare un vaccino, quello di Reithera, e che ora purtroppo non possono fare un altro vaccino”, dice Sileri. “Molti hanno gli anticorpi, lo garantisco perché qualcuno mi ha fatto vedere le analisi fatte motu proprio. Eppure questi non avranno il green pass. Troviamo un minimo comun denominatore – continua – per tutte queste persone”. La proposta del sottosegretario alla Salute è di riconoscere, in questi casi, un certificato che attesti la presenza di anticorpi. “Altri paesi lo stanno facendo, facciamolo anche noi”, sottolinea Sileri. “Non possiamo rimanere indietro, non è giusto. Dobbiamo rimanere al passo”, conclude.

(LaPresse)

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