MILANO – Si scava a mani nude tra le macerie della palazzina crollata a Ravanusa, nell’Agrigentino: proseguono le ricerche degli ultimi 2 dispersi dell’esplosione mentre il bilancio delle vittime sale a 7. I vigili del fuoco lavorano senza sosta per cercare di trovare gli ultimi 2 dispersi. Sono 142 i vigili del fuoco ancora impegnati nelle operazioni.
Il dispositivo di soccorso è impegnato con 40 unità Usar e 9 unità cinofile nelle operazioni di ricerca delle ultime due persone disperse tra le macerie. In mattinata i vigili del fuoco hanno recuperato le salme di tre persone: dopo una notte di scavi e ricerche con i cani molecolari, i soccorritori hanno individuato i corpi fra le macerie della palazzina di quattro piani crollata sabato notte dopo un’esplosione.
Poco dopo è stato ritrovato anche un quarto corpo. Ed è tra queste quattro salme che è stata recuperata anche Selene Pagliariello, l’infermiera di 30 anni, al nono mese di gravidanza che era andata con il marito Giuseppe Carmina a far visita ai suoceri. Tra i quattro corpi senza vita, anche quello del marito e del suocero Angelo Carmina. Le quattro salme erano tutte al terzo piano del palazzo crollato in seguito all’esplosione. I vigili del fuoco li hanno ritrovati sotto cumuli di macerie e calcinacci, pezzi di cemento.
Al momento sono soltanto due le sopravvissute
Giuseppina Montana e Rosa Carmina, estratte vive dalle macerie nella tarda serata di sabato, a poche ore dal crollo. Tra le cause dello scoppio, l’ipotesi dell’accumulo di gas sotterraneo rimane al momento la più probabile, mentre restano da accertare i motivi che avrebbero portato all’accumulo. La deflagrazione, che è stata sentita anche nei paesi vicini, sarebbe stata causata da una grossa fuga di gas dalla tubatura del metanodotto.
Sarà un’indagine della Procura di Agrigento a cercare di far luce su cosa è accaduto. Italgas ha comunicato che a Ravanusa non vi sono stati “lavori eseguiti sulla rete stradale, ma unicamente interventi routinari eseguiti su contatori domestici e su alcune valvole stradali da eseguire con cadenza periodica”.
Interventi che si sono svolti in vie distanti” dal luogo dell’esplosione e che “rientrano tra quelli ciclici di manutenzione programmata, sono riferiti alle verifiche di manovrabilità delle valvole di rete e non comportano interventi sulle tubazioni”. Allo stesso modo, l’azienda ha precisato che nel 2014, la rete di Ravanusa “non è stata oggetto di indagine e rilievi nel periodo di amministrazione giudiziaria”. L’amministrazione giudiziaria è stata revocata nel 2015 e Italgas “conferma il proprio impegno accanto alla Magistratura e alle Autorità competenti al fine di ricostruire con esattezza la dinamica dell’accaduto”.(LaPresse)