Più passa il tempo, più aumentano i nodi che il Governo è costretto ad affrontare. Le settimane, i mesi fanno emergere una differenza tra i due schieramenti evidente. E si acuisce in prossimità delle elezioni. Archiviate le europee ora è tempo di regionali. Ed ognuna delle due compagini deve far leva sui suoi cavalli di battaglia per cercare di non perdere consensi.
Ieri Di Maio è tornato a parlare di Autostrade per l’Italia, evocando la revoca delle concessioni dopo la perizia dei tenici sul crollo del ponte Morandi. Ma un conto è ‘proclamare’, altro rendere attuale il piano. Restano appese altre tre questioni fondamentali: la Flat Tax, voluta dalla Lega, ma osteggiata dai grillini, la riforma sulla giustizia, che non piace così come l’ha scritta Bonafade al Carroccio, e la scelta del commissario per l’Unione europea. Giorgetti ha fatto un passo indietro: dopo la scelta della Lega di non appoggiare la Von der Leyen, a differenza del Movimento 5 Stelle che l’ha votata, trovare la quadra è ancora più difficile.
Sottobanco si svolge un’altra lotta: quella del Carroccio per avere più peso nel governo. Perché se vuole continuare, desidera farlo ‘a modo suo’, pigiando l’acceleratore e portando a casa qualche risultato. E crede di riuscirlo a fare se al tavolo dell’esecutivo siedano più ministri leghisti