ROMA – Il governo giallo-verde ha archiviato il 2018 con l’ok ‘last minute’ alla manovra, evitando sul filo del rasoio che il Paese finisse in esercizio provvisorio. Anche se “l’anno vecchio è finito ormai, ma qualcosa ancora qui non va”. Tante infatti le ‘promesse’ annunciate dai due vicepremier che avevano come ‘scadenza’ lo scorso dicembre e che non hanno trovato attuazione. E se quota 100 e reddito di cittadinanza, cavalli di battaglia di Salvini e Di Maio, sono stati di fatto rinviati ad aprile, diversi sono i dossier dimenticati nei cassetti del 2018.
La questione Tav
L’analisi costi/benefici sull’alta velocità Torino-Lione doveva essere pronta – così aveva assicurato il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli agli imprenditori sì Tav – “entro dicembre”. A ‘smentirlo’ durante la tradizionale conferenza stampa di fine anno il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “Siamo nell’ambito di una procedura istruttoria, abbiamo incontrato i pro e i conto, andrò sul territorio. Sono come san Tommaso, voglio sempre vedere come vanno le cose. Cercheremo di rispettare l’impegno di dare una risposta prima delle elezioni europee”, ha dichiarato.
Legittima difesa
In questo caso era stato Matteo Salvini, parlando ai microfoni di Telelombardia, a prendere l’impegno. “Con il mio collega titolare della Giustizia, Alfonso Bonafede, faremo di tutto per rendere concreti entro quest’anno le novità sulla legittima difesa e per eliminare gli sconti di pena per reati gravi come stupro e omicidio”, aveva detto. Ora il vicepremier ha rilanciato per gennaio.
La chiusura domenicale dei centri commerciali
Dopo averla annunciata per l’inizio dell’estate, a settembre Luigi Di Maio da Bari aveva assicurato: “Entro l’anno approveremo la legge che impone lo stop nei fine settimana e nei festivi ai centri commerciali. L’orario liberalizzato dal governo Monti sta distruggendo le famiglie italiane”. Della legge, però, si sono perse le tracce – complice anche la sessione di Bilancio – in commissione Attività produttive alla Camera.
Riders
Anche il dossier sui riders, il primo ad essere finito sul tavolo del ministro dello Sviluppo economico dopo l’insediamento del Governo, sembra essere sparito. Dopo il clamore iniziale sulla vicenda, i riflettori si sono spenti. “Sono fiducioso del fatto che entro fine anno troviamo una soluzione per i riders”, aveva assicurato Luigi Di Maio, a margine del Samsung Business Summit, a Milano. L’ultima convocazione del tavolo con aziende e sindacati risale all’11 settembre.
La riforma del processo penale
Lega e M5S hanno trovato a novembre l’accordo sulla riforma della prescrizione (che prevede lo stop dopo la sentenza di primo grado) che però entrerà in vigore solo nel 2020, solo in caso di approvazione della riforma del processo penale che mira a ridurre la durata dei processi. La legge delega, che scadrà a dicembre 2019, avrebbe già dovuto approdare all’esame del Senato nelle scorse settimane, ma non ha mai lasciato gli uffici di via Arenula.
Il caso Regeni e le conseguenze contro l’Egitto
che il dossier che riguarda Giulio Regeni è legato alla fine dell’anno che ci siamo messi alle spalle. L’Egitto dia risposte concrete sull’omicidio di Giulio Regeni “entro dicembre” o ci saranno conseguenze “su tutto”: dai rapporti diplomatici a quelli economici, è stato l’impegno preso da Di Maio. “Si compromettono tutti i rapporti – aveva sottolineato – lo abbiamo sempre detto. Tutto quello che si fa come aziende in Egitto riguarda il libero mercato ma è chiaro ed evidente che in un contesto di relazioni che riguardano anche l’economia tutto risentirebbe di mancate risposte sull’omicidio Regeni”.
(Lapresse/di Nadia Pietrafitta)