Cina, Xi minaccia Taiwan: “Riunificazione inevitabile”

Lo scorso ottobre, decine di migliaia di attivisti indipendentisti sono scesi in piazza per sostenere l'indipendenza assoluta

China's President Xi Jinping delivers a speech during the opening of the Boao Forum for Asia (BFA) Annual Conference 2018 in Boao, south China's Hainan province on April 10, 2018. The BFA annual conference 2018 takes place between April 8-11. / AFP PHOTO / - / China OUT

PECHINO – Il braccio di ferro che dura da ormai 70 anni continua. E a poco più di un mese dai dieci referendum che segnarono una battuta d’arresto del partito filo-indipendentista, la Cina alza il tiro tornando a minacciare l’uso della forza per l’unificazione dell’isola. Lo stesso presidente cinese Xi Jinping ha usato parole chiare per sfidare la controparte taiwanese. Riservandosi il diritto “di prendere tutte le misure necessarie” per arginare azioni separatiste.

Il presidente cinese lancia un avvertimento a Taiwan

“La riunificazione è inevitabile e non rinunciamo”, ha detto il numero uno cinese durante un discorso nella cornice del Palazzo del popolo, a Pechino. Aggiungendo che l’indipendenza di Taiwan “porterà solo a un punto morto”. Un avvertimento dunque che prefigura anche possibili azioni militari. La Cina vede ancora l’isola come parte del suo territorio, nonostante le due parti siano state separate nel 1949, con la fine della guerra civile. Nel mirino di Xi sono finite le “forze esterne” che agiscono contro la riunificazione pacifica e azioni indipendentiste.

L’indipendenza formale dell’isola non è mai stata dichiarata

Taiwan si considera Stato sovrano, con una propria moneta, sistemi politici e giudiziari, ma non ha mai dichiarato l’indipendenza formale dalla terraferma. E l’impegno Usa a fianco di Taiwan è stato rinsaldato con l’amministrazione Trump. Lo scorso ottobre il passaggio di due navi da guerra della marina Usa attraverso lo stretto di Taiwan non fece che confermare il rinnovato legame di Washington.

I rapporti tra Cina e Taiwan

Le relazioni con la Cina sono state tese negli ultimi due anni, dall’elezione della presidente Tsai Ing-wen, prima donna alla guida dell’isola. Che ha rifiutato di riconoscere la posizione di Pechino secondo cui Taiwan fa parte di “una sola Cina”. Martedì scorso Tsai, che a novembre rassegnò le dimissioni da guida del Partito progressista democratico dopo che il Ppd perse in alcune delle città chiave nelle amministrative, ha avvertito Pechino che il popolo di Taiwan non rinuncerebbe mai a quel tipo di libertà. Non possibile in caso di riunificazione.

La risposta di Taiwan al presidente Xi

“Pechino deve rispettare l’insistenza di 23 milioni di persone per la libertà e la democrazia” e “deve usare termini pacifici ed equi per gestire le nostre differenze”, aveva detto. E per accogliere le differenze nel sistema politico e nella società civile di Taiwan, la Cina ha proposto di adottare la politica “un Paese, due sistemi”, già attuata a Hong Kong dopo gli inglesi nel 1997.

Indipendenza assoluta, si potrebbe andare al voto

A Taiwan però sono in molti a sottolineare che l’erosione delle libertà civili a Hong Kong ha creato un precedente negativo per i taiwanesi. Lo scorso ottobre, decine di migliaia di attivisti indipendentisti di Taiwan sono scesi in piazza nella prima protesta su larga scala che chiedeva un voto di indipendenza assoluta.

(Lapresse/AFP)

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