Dalla pandemia alla guerra, cresce il popolo degli affamati

Il delegato regionale della Caritas don Carmine Schiavone: assistiamo ad una povertà dilagante

CASERTA – La Caritas (organismo pastorale della Cei) promuove la “carità” all’interno della comunità cristiana e della società civile. Questo si traduce quotidianamente in gesti concreti di solidarietà volti allo sviluppo umano integrale. La pandemia legata alla diffusione del Covid-19 e il conflitto tra la Russia e l’Ucraina, e la conseguente povertà che ha colpito alcune fasce della popolazione italiana per l’aumento del costo del cibo e delle bollette, ha fatto sì che la Caritas prodigasse il proprio aiuto e sussistenza su tutto il territorio regionale. Infatti Caritas significa una fitta rete di solidarietà.

All’improvviso, la nostra quotidianità è stata rivoluzionata da qualcosa di inaspettato: un virus e la guerra e la Caritas ha acceso come sempre i riflettori.

Quattro chiacchiere con don Carmine Schiavone (nella foto), nel suo ufficio, direttore della Caritas Diocesana di Aversa, nominato dalla Conferenza Episcopale Campana nuovo delegato regionale della Caritas Campania. Nato 46 anni fa a Casal di Principe, ha svolto il suo ministero nelle parrocchie di San Cipriano e Cardito (Sant’Eufemia, frazione Carditello). Ordinato sacerdote il 7 ottobre 2002, per 12 anni ha insegnato al liceo Artistico di Aversa, cattedra che ha lasciato per guidare la Caritas. Un testimone di speranza.

Direttore, quanti sono i centri di ascolto Caritas in Campania? Quanti sono i volontari coinvolti?

Ci sono circa cinquanta Centri di Ascolto, tra quelli diocesani e parrocchiali e un centinaio di volontari coinvolti.

Don Carmine, il numero di utenti dei centri di ascolto Caritas è aumentato rispetto al periodo antecedente alla crisi economica per la pandemia?

Abbiamo assistito ad una povertà dilagante, a situazioni già precarie crollate definitivamente sotto i colpi di una crisi che, purtroppo, non è affatto conclusa. E i nostri Centri di Ascolto, àncora di salvataggio nella tempesta, ha accolto un numero sempre maggiore di persone, anche donne e uomini che mai avrebbero pensato di dover, un giorno, chiedere assistenza e accedere ai nostri servizi. In questo contesto, non solo sono aumentate le richieste di aiuto, ma sono inevitabilmente peggiorate le situazioni di quelle persone che già avevamo preso in carico: invisibili che ancora rischiano, come già sottolineato in una lettera aperta di tutte le Caritas della Campania nelle fasi più drammatiche dell’emergenza, di trasformarsi in fantasmi.

E’ aumentato, negli ultimi anni, il numero di Italiani che si è rivolto ai centri di ascolto?

Abbiamo sempre avuto un numero consistente di italiani che bussano alle porte delle nostre Caritas. Con l’aumento delle situazioni di povertà, aumentano inevitabilmente anche gli italiani che si rivolgono ai nostri ‘Centri di Ascolto’. E’ sempre importante ribadire una cosa: la povertà non conosce nazionalità, non fa differenze e spesso aggredisce in molteplici forme. Certo, l’emergenza ci ha fatto incontrare volti e storie che, per la prima volta, si sono rivolte ai nostri centri.

Lotta alla povertà, non serve solo assistenza ma condivisione?

Si tratta del segreto più antico del mondo che tutti fingono di non conoscere. Abitiamo un contesto e un tempo nel quale non è più possibile considerarsi autosufficienti. Benché ogni situazione sembri raccontare questa chiusura collettiva verso l’altro, la rottura di quei fili invisibili che ci rendono meravigliosamente interconnessi, dobbiamo essere coscienti che solo le relazioni autentiche possono davvero salvarci. E’ da stupidi immaginare di poter vivere a lungo in un sistema che contempla un numero sempre più vasto di esclusi, emarginati, poveri. C’è uno squilibrio che non può durare ancora a lungo. “Nessuno si salva da solo”, ripetiamo con il Papa. Il problema, tuttavia, è nel ritenere razionalmente giusta questa espressione e continuare a vivere ogni giorno come se questa frase non avesse un peso specifico per la mia intera esistenza.

Don Carmine, quali le linee programmatiche dei nuovi interventi e quali sono oggi le maggiori criticità e sfide da affrontare?

Il contrasto alle povertà è una sfida senza tempo che Caritas ha, da sempre, scelto di accogliere. A tal proposito, noi continueremo a portare avanti la nostra vocazione specifica in questo territorio. Ciò che abbiamo a cuore, tuttavia, ha a che fare con un’altra importante dimensione presente nel nostro statuto: la promozione della Carità. Siamo determinati, dunque, nel diffondere lo stile della carità e invitare tutte le donne e gli uomini di buona volontà del nostro contesto a vivere questa chiamata come propria. E’ sempre più semplice delegare ad altri il compito di accogliere, prendersi cura, accompagnare, ascoltare. Sarebbe importante, invece, che ciascuno avvertisse per se stesso il compito di contrastare la povertà, nello spazio e nelle modalità che gli competono direttamente.

A quali fattori è legata la povertà delle persone in un contesto come la Campania, una povertà che, rispetto al passato, colpisce più il mondo del lavoro che quello dell’emarginazione sociale

La povertà, per come l’abbiamo conosciuta noi, è sempre multifattoriale. In altre parole, non arriva mai da sola, ma si lascia sempre accompagnare da altre difficoltà che favoriscono lo sviluppo di una particolare situazione. In Campania, e secondo la nostra esperienza, possiamo parlare di una povertà frutto di una scarsa istruzione, di situazioni di abbandono familiare o di esclusione e solitudine. Certo, non mancano questioni legate a situazioni lavorative per niente limpide, a condizioni di lavoro nero diffuso che non garantisce alcun diritto e rende le persone schiave del proprio datore di lavoro. Senza considerare le imprese che non sempre riescono a restare in vita, per diverse ragioni a seconda dei settori di riferimento. E su questo tema non si può certo tacere sulla camorra che sempre affama e distrugge i territori che presidia con la forza e il malaffare.

Don Carmine, di fronte alle attuali criticità come rafforzare la cultura della carità nei nostri contesti diocesani?

Credo sia necessario intervenire sulla sensibilizzazione a partire dalle persone attraversano le nostre parrocchie e si dicono cristiane. La Carità vissuta sinceramente è la più alta forma di testimonianza e un cristiano che colora la sua fede con il servizio al prossimo è capace di trasmettere la ricchezza più grande del cristianesimo. Si tratta di sentirci tutti responsabili delle sorti di coloro che vivono accanto a noi, di guardare, senza essere invadenti, ma con particolare carità, ai poveri della porta accanto che, qualche volta, hanno solo bisogno di qualcuno disposto a dare loro fiducia per provare a ricominciare.

Crisi Ucraina, accoglienza e integrazione, qual è il piano per i profughi?

Le dirò una cosa che, anche se drammatica, offrirà una chiarissima chiave di interpretazione della questione: le Caritas diocesane (e le diverse associazioni e ONG che fanno accoglienza) sono pronte ad accogliere i profughi, perché hanno sempre accolto persone che scappano dai loro territori a causa della guerra, di persecuzioni o per motivi analoghi. Non ci sarà un “nuovo” piano di accoglienza, ma si attueranno quelle misure che ci hanno visto sempre in prima linea su questo fronte. Devo aggiungere, però, che questa volta abbiamo dovuto approntare un piano per organizzare la solidarietà di numerosissime persone che hanno scelto di rendersi disponibili ad aiutare. E’ evidente che, quella in Ucraina, sia una guerra che ci tocchi da vicino, più di molte altre ed è bellissimo assistere a tanta generosità. Sia questo l’inizio di una storia nuova, capace di trovarci attenti e pronti, come adesso, in ogni situazione e per tutti coloro che, in futuro come in passato, bussano alla nostra porta per chiedere rifugio e accoglienza.

La Caritas raccoglie il grido dei poveri e viandanti in cerca di accoglienza. La Campania soffre “altamente” di povertà. L’intera rete Caritas della Campania è il cuore pulsante in periodo di emergenza sociale. Grazie proprio a questo radicamento sul territorio, la Caritas, guidata da don Carmine Schiavone, è un punto di riferimento per i più poveri, mantenendo la regia di quella cultura della prossimità e della solidarietà che da sempre promuove. La crisi economica sta mettendo a dura prova i volontari della Caritas e prospettano scenari ancora ignoti e imprevedibili per la pandemia e la guerra. La pandemia e il conflitto tra Russa e Ucraina ha indotto in tutti (operatori, volontari e fruitori dei servizi, ma in generale tutti i cittadini) un profondo senso di smarrimento e di paura ma trovando aperte le porte della Caritas.

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