De Luca e quei meriti che non sono suoi. L’inchiesta chiusa prima delle sue denunce

Appropriarsi di meriti altrui non fa che rendere antipaticamente ridicolo chi ciancia senza neanche conoscere le carte dell’indagine

Foto LaPresse / Marco Cantile in foto Vincenzo De Luca

di Maria Bertone

Ci sono momenti in cui la politica ha l’obbligo di intervenire. Altri in cui dovrebbe limitarsi a tacere. E invece, con la spallata all’Alleanza di Secondigliano che ha evidenziato come la camorra gestisse il San Giovanni Bosco e altri ospedali, i nostri eletti sono diventati improvvisamente loquaci. Troppo.

Da due giorni il governatore Vincenzo De Luca, il fedelissimo consigliere regionale ‘specializzato’ in Sanità Francesco Emilio Borrelli e lo scudiero Ciro Verdoliva, commissario dell’Asl Napoli 1, si autocompiacciono dei risultati dell’inchiesta della Dda. “E’ la conferma di quello che avevamo denunciato. Grazie a chi ha buttato fuori dal San Giovanni Bosco quelli che gestivano un parcheggio abusivo, un bar e un ristorante abusivi ottenuti senza gara, quelli che facevano i finti sindacalisti ma che erano delinquenti che intimidivano i nostri dirigenti, quelli che hanno subito violenze personali, incendi di macchine, ma che rispettando le indicazioni del governo regionale hanno avviato un lavoro di assoluto rigore.

Da 2 anni siamo impegnati in un lavoro di ripulitura da forze delinquenziali presenti in alcuni punti della sanità campana”. Peccato che l’inchiesta che ha portato all’emissione di 126 misure cautelari si fermi al 2016, tre anni fa. Ben prima che partissero le denunce di De Luca, Borrelli e Verdoliva. Appropriarsi di meriti altrui non fa che rendere antipaticamente ridicolo chi ciancia senza neanche conoscere le carte dell’inchiesta, per il solo gusto di parlare. Oltretutto fornendo informazioni false al cittadino.

Un po’ come la posizione assunta rispetto alle dichiarazioni di quell’altro genio del ministro della Salute Giulia Grillo, che vuole commissariare il San Giovanni Bosco. “Si combatte a viso aperto contro la camorra – ha commentato il governatore – Vanno sciolti i clan, non liquidati gli ospedali. Se dovessi immaginare un commissariamento, io commissarierei il Ministero della Salute. Questa sì sarebbe una grande acquisizione per il Paese”. Parole ad effetto, in pieno stile De Luca, che qualcuno dovrebbe andare a riferire al suo ex segretario di partito Matteo Renzi: è stato durante il suo mandato da presidente del Consiglio che il Ministero dell’Interno firmò il primo (e forse unico) provvedimento di scioglimento di una azienda ospedaliera, la ‘Sant’Anna e San Sebastiano’ di Caserta, per infiltrazione camorristica. Era il 2015 e il Pd, con l’allora senatrice Rosaria Capacchione in testa, plaudiva senza dubbio alcuno alla scelta del governo Renzi.

Qualcuno potrebbe obiettare che le aziende sanitarie si possono sciogliere e gli ospedali no, perché la loro governance è nell’Asl: questione di lana caprina, è il concetto che conta. Com’è che Renzi poteva commissariare e Grillo no? Le idee cambiano a seconda dei governi, delle simpatie e degli interessi personali, è inutile nascondersi dietro foglie di fico che diventano ogni giorno più piccole. Come la cifra politica di chi ci governa. Meno male che, mentre i politici parlano, ci sono magistrati e forze dell’ordine che fanno i fatti: è solo loro che bisogna ringraziare, per questa operazione e quelle che verranno.

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