ROMA – Il capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio è sempre più in bilico e cerca a fatica di respingere le fiamme del ‘fuoco amico’. A preoccupare il ministro degli Esteri è soprattutto il nucleo romano che fa riferimento a Paola Taverna e Roberta Lombardi. “Sono stanco di tutti questi attacchi interni. E a volte sarei proprio curioso di sapere chi sarebbe il mio sostituto. Ecco, chi dopo di me?”, ha detto Di Maio parlando dei ribelli. Lo scontro è sul futuro assetto del Movimento, tra la linea progressista profilata dal fondatore Beppe Grillo e quella del compromesso segnata da Di Maio.
Il documento anti-Di Maio
Nel corso di una riunione interna un gruppo nutrito di senatori pentastellati, capitanato da Di Nicola, Dessì e Crucioli ha presentato un documento durissimo in cui vengono messi in discussione il capo politico e il figlio del fondatore, Davide Casaleggio. Si chiede poi un confronto con tutte le forze progressiste, e di frenare ogni possibile avvicinamento al Pd. Poi, ancora, regole più trasparenti sulle restituzioni.
Gli Stati Generali
In questo caos interno il M5S si prepara alle Regionali in Calabria ed Emilia Romagna sperando almeno di evitare la disfatta, dopo gli ultimi addii di senatori e deputati passati al gruppo misto. E l’esodo dei ribelli non si è ancora fermato. Poi a marzo ci saranno gli Stati generali del Movimento per definire la linea futura. La testa di Di Maio è chiesta da molti. “Mi sfiduciassero se ne hanno la forza”, ha detto lui cercando di difendersi. Alessandro Di Battista si è morso la lingua cercando di scongiurare il tracollo pentastellato: “Qualcuno dice che è inesperto. Però per me sta parlando bene. Erano anni che aspettavo un ministro degli Esteri che parlasse di pace”. Poi però ha difeso Paragone sull’espulsione: “Politicamente per me è una risorsa, ma non ho mica messo bocca sull’espulsione. Ci sono delle regole, e Gianluigi ha tutto il diritto di fare ricorso”.