ROMA (Giuseppe Palmieri) – Il governo delle dirette Facebook. Dopo una giornata di incontri, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, si affidano ai social per fare il punto della situazione sulle trattative per il contratto di governo. L’accordo, giorno dopo giorno, si riempie di pagine e temi. Il confronto resta difficile e ai nomi di premier e ministri, nonostante il Quirinale pretenda risposte rapidi, Lega e 5 Stelle dicono di non esserci neppure arrivati.
Le parole del leader della Lega
Salvini ribadisce quanto espresso dopo l’incontro con Sergio Mattarella: “Se c’è un margine per trasformare in fatti i sogni e le speranze, allora si parte. Se non c’è margine, se non c’è accordo, l’unica parola può tornare ai cittadini italiani: ‘tertium non datur’ dicevano i saggi”. E poi ha aggiunto: “Ormai siamo al dunque. Nomi, cognomi, ruoli e incarichi vengono alla fine. O c’è l’accordo o si torna a votare”. Il leader del Carroccio non ha risparmiato stoccate all’Europa in una fase di grande tensione. In una prima bozza del contratto c’era l’uscita dalla moneta unica, soluzione che sarebbe stata poi depennata.
Di Maio sui social ribadisce: “Contratto, non alleanza”
Anche Di Maio si è affidato a una diretta Facebook per aggiornare gli elettori 5 Stelle su come procedono le trattative: “Nella nostra storia abbiamo sempre corso da soli, perché delle altre forze politiche non ci siamo mai fidati. E infatti abbiamo proposto un contratto e non un’alleanza”. Poi ha aggiunto: “Vedo persone che ironizzano su questo contratto. Per noi è una cosa seria, il perno. Lo stiamo costruendo insieme alla Lega ed in sei giorni abbiamo quasi concluso questo lavoro”. Il capo politico pentastellato ha ribadito che tutto si gioca sui temi: “Il punto nevralgico è il contratto. Lì ci sono alcune cose da chiarire. Se c’è accordo su quello, il governo si fa. I nomi non sono un problema. Serve il coraggio di andare fino in fondo”.
Mattarella il ‘temporeggiatore’
Intanto il Quirinale, anche per scongiurare l’ipotesi del voto a luglio, prende tempo. L’unica data che resta possibile, in estate, è quella del 29 luglio. Ma è una finestra che si sta chiudendo. E il Capo dello Stato aspetta, senza forzare ma non senza irritazione. A questo punto è probabile che conceda il tempo a Lega e 5 Stelle, nel fine settimana, di consultare il loro elettorato sul contratto tramite gazebo e Rousseau. Poi riconvocherà le parti, magari lunedì, per avere una risposta definitiva. L’ora della verità non è più rinviabile.