Di Maio sfida Salvini: sgombriamo i campi rom, ma anche Casapound

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse in foto Luigi Di Maio

ROMA – La Lega non può ottenere tutto quello che chiede. Anzi, per il Carroccio “è finita la pacchia”, dicono alcuni pentastellati: Luigi Di Maio risponde colpo su colpo, entra nel campo d’azione dell’alleato di governo, Matteo Salvini, e sulle scelte del futuro da una parte dà e dall’altra toglie. La strategia è quello di non piegarsi a ogni richiesta del Carroccio, mettendo in luce gli aspetti più vicini “all’ultradestra” per riconquistare l’elettorato grillino più spostato a sinistra.

L’essenza stessa del Movimento ha subito duri colpi perché è stata concessa la legittima difesa, si è accettato di ‘salvare’ il titolare dell’Interno dal processo per il caso Diciotti, si è è dato il via libera al decreto Sicurezza.

Lo spirito degli inizi non è svanito

Deve essere subito annullato tutto ciò che potrebbe anche solo scalfire, indebolire, mettere a rischio il lavoro di ripresa che il Movimento 5Stelle sta registrando. Il cambio di linea del capo politico pentastellato sta dando i sui frutti: sui social è apprezzata la tempra che Di Maio sta mettendo sul piatto di un difficile rapporto, che aveva visto fino ad oggi Salvini con in mano le redini del gioco. I sondaggi cominciano a risalire e, in vista delle Europee, si deve cavalcare questo trend.

Di Maio entra nel terreno caro a Salvini e lo sfida

Il superamento dei campi rom è doveroso. Non perché siano rom o meno, ma perché è una questione di giustizia, la legge vale per tutti – scrive su facebook – Superiamo i campi rom, subito. E sgomberiamo CasaPound, così come chiunque occupi in modo illegittimo un’abitazione o uno stabile già assegnato a chi ne ha realmente bisogno”.

Sullo sgombero dell’edificio, occupato dal 26 dicembre 2003 da parenti e amici dei leader di Casapound, oltre ad alcune famiglie in emergenza abitativa, il titolare dell’Interno aveva sempre frenato, definendola “non una priorità”.

Un terreno scivoloso, ma non è il solo. La flat tax sarà inserita nel Def, assicura il ministro del Lavoro, “ma deve aiutare il ceto medio, non i ricchi”. Quindi si deve ragionare affinché non sia uno choc per il Paese, per questo l’idea è che sia progressiva in partenza e che non vada ad incidere sui conti del Paese. Il contrario di quanto ha sempre sostenuto il leghista che di “progressione” proprio non vuole sentire parlare.

E se sul tema tassa piatta Di Maio concede, ma non troppo, sulle Autonomia differenziata tira il freno a mano. “Il dibattito sulle autonomie è ambizioso e complesso, ciononostante c’è una parte produttiva importante del nostro Paese che non può e non deve essere abbandonata. Siamo e dobbiamo restare, in qualità di rappresentanti dello Stato, garanti della coesione nazionale”, spiega il vicepremier pentastellato, praticamente infrangendo il sogno di Salvini di “mettere un mattoncino” prima del 26 maggio.

Il premier Conte sul regionalismo dimostra di non avere fretta

Con il coinvolgimento preventivo del Parlamento avremo maggiori garanzie dell’approvazione finale” e, siccome sono le due Camere a decidere, “in qualche modo le sue competenze, è impensabile coinvolgerlo solo nell’ultimo miglio ponendolo di fronte all’alternativa ‘accetti o rifiuti la proposta e l’intesa.
(LaPresse)

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